La Cgil: nel settore pesca pesanti ritardi nella cassa in deroga
Ancora ritardi
nell’erogazione dei fondi per la copertura della cassa in deroga nel settore
pesca. Rischia di riprodursi in sostanza la stessa situazione dello scorso
anno, quando i lavoratori furono costretti ad attendere fino a ottobre lo
sblocco dei pagamenti relativi al 2013. A denunciarlo la Flai-Cgil del Fvg, in
occasione di un convegno sulla situazione della pesca e dell’acquacoltrua
nell’Alto Adriatico, organizzato a Marano alla presenza dell’assessore
regionale alla Caccia e alle Risorse ittiche Paolo Panontin e del sindaco Devis
Formentin.
ALLARME «Entro marzo –
spiega Ingrid Peres, responsabile regionale Flai del comparto pesca – il
ministero dovrà dare alle Regioni informazioni precise sulla disponibilità e
sui tempi di erogazione dei fondi. La Cgil, da parte sua, chiede più certezze
sulla disponibilità di un ammortizzatore che, essendo utilizzato
prevalentemente a copertura dei periodi di fermo biologico e degli effetti
delle avversità atmosferiche, dovrebbe rientrare nella Cisoa, la cassa del
settore agricolo che garantisce una copertura Inps per tutti i periodi di fermo
non legati alla situazione dell’azienda. Un’esigenza, questa, particolarmente
sentita dai lavoratori del comparto ittico, visto che la cassa in deroga, ad
oggi, costituisce circa il 40% della loro retribuzione».
MENO CASSA Unica buona
notizia per il comparto la lieve riduzione nella richiesta di ammortizzatori
registrata lo scorso anno: «Se nel 2013 il ricorso alla cassa riguardava circa
100 delle 400 imbarcazioni attive in regione – spiega ancora Peres – nel 2014
il calo delle richieste ha registrato una flessione del 20%. Resta comunque
elevata la quota di lavoratori, circa 1 su 5, sostenuti attraverso gli
ammortizzatori».
CRISI Al centro del
convegno, però, soprattutto le dinamiche di un comparto sottoposto a una
profonda trasformazione, accelerata dalla crisi, come evidenziato dalla ricerca
presentata da Michela Mason e Luca Gos, del dipartimento Scienze economiche e
statistiche dell’università di Udine. Considerando il comparto allaragto, dalla
pesca e acquacoltura fino al commercio e alla produzione di piatti pronti, il
numero di imprese attive è aumentato dalle 489 del 2009 alle 508 del 2014. Questo
perché la forte riduzione dell’attività di pesca in mare (da 316 a 271 imprese
attive, con una flessione del 14%) è stato più che compensato dalle attività di
acquacoltura, triplicate in cinque anni, con 86 imprese attive nel 2014.
«Questo – sottolinea Michela Mason – a dimostrazione che ci si sta adeguando
alle diverse richieste del mercato, sempre più attento ai prezzi, anche per
effetto della crescente concorrenza estera».
FILIERA Da qui l’esigenza,
sottolineata anche dalla Flai Cgil con Ingrid Peres e il segretario regionale
Fabrizio Morocutti, di rafforzare gli investimenti sull’ammodernamento della
flotta (il 90% delle imbarcazioni oggi conta più di 15 anni di età), sulle
aggregazioni aziendali, su tutte quelle politiche industriali e commerciali capaci
di incrementare il valore aggiunto del prodotto, dalla valorizzazione delle
produzioni locali fino alla commercializzazione diretta del pescato, anche
dando impulso alla ristorazione autogestita, oggi quasi del tutto assente in
regione. Obiettivi, questi, al centro anche del nuovo piano comunitario Feamp
di sostegno al settore. Piano in corso di approvazione a Bruxelles e che nel
settennato 2014-2020 metterà a disposizione del settore circa 10 milioni di
contributi pubblici tra fondi europei, statali e regionali.