Reddito di base, la lotta al disagio parta dal lavoro
Uno strumento che tenga insieme assistenza e politiche del lavoro, ma con una ripartizione a monte delle risorse destinate ai due capitoli. E preceduto da un confronto a tutto campo e puntuale, sia sulle risorse da mettere in campo, comprese quelle della programmazione comunitaria 2014-2020, sia sulle soglie Isee che regoleranno l’accesso ai benefici. Queste le richieste lanciate dalla Cgil per l’avvio della discussione sul reddito di base. Al centro di una proposta che la segreteria regionale ha elaborato con l’aiuto dell’Ires Fvg e presentato questa mattina a Pasian di Prato, alla presenza della segreteria generale Susanna Camusso, dell’assessore regionale alla Sanità e alle Politiche sociali Maria Sandra Telesca, del sindaco di Udine Furio Honsell, di Cristiano Shaurli, Riccardo Riccardi, Giulio Lauri e Cristian Sergo per i gruppi consiliari di Pd, Fi, Sel e M5S.
CONFRONTO «Questa proposta – dichiara il segretario generale Franco Belci – porta a sintesi un lungo lavoro di elaborazione programmatica che la Cgil ha avviato nel 2013 con la definizione di un Piano per il lavoro Fvg. Ma la discussione sul reddito di base segna finalmente anche l’avvio di un confronto sulle politiche per il lavoro che finora era mancato». La Cgil, da parte sua, mette in campo una proposta per uno strumento che, aggiunge Belci, «può segnare positivamente l’intera legislatura». Ecco perché Belci apprezza l’impegno a portare il provvedimento in Consiglio entro giugno, «impegno che va mantenuto – spiega il segretario – per garantire alla misura un’adeguata dotazione già in sede di assestamento di bilancio».
LAVORO E WELFARE Alla base della proposta Cgil, come detto, l’integrazione tra assistenza e politiche del lavoro. «Questo – spiega la responsabile welffare Orietta Olivo – nella convinzione che il rilancio dell’occupazione sia strada prioritaria per contrastare la povertà e il disagio». Povertà e disagio che crescono anche in regione, dove 100mila cittadini – come ha evidenziato l’Ires Fvg nella sua analisi – sono al di sotto della soglia di povertà (975 euro di reddito per i nuclei di 2 persone) e altri 100mila a rischio. Impensabile però poter dare una risposta a tutti: ecco perché la Cgil chiede – oltre a un incremento della dotazione rispetto ai 10 milioni previsti in Finanziaria e agli ulteriori stanziamenti, dai 2 ai 4 milioni, ipotizzati dalla Giunta – di individuare criteri chiari, dall’Isee ai requisiti familiari e occupazionali, per individuare la platea e gli obiettivi dello strumento.
DISOCCUPATI La proposta Cgil-Ires fornisce (vedi allegato) un contributo in termini sia di analisi, individuando un a potenziale platea di beneficiari, che di operatività. Sotto il primo profilo, oltre alle già citate stime Istat della povertà, i ricercatori dell’Ires – Maurizio Canciani, Chiara Cristini e Alessandro Russo – hanno preso a riferimento i numeri del mercato del lavoro: 42mila disoccupati come media dei primi dove mesi del 2014, cui si sommano circa 42mila inattivi potenzialmente attivabili. Sparso tra questi due gruppi il crescente esercito di riserva dei cosiddetti Neet, ben 41mila giovani nella fascia 15-34 anni che non lavorano e non sono impegnati in percorsi di studio e formazione.
PLATEA Vanno inoltre considerati i lavoratori a basso reddito: almeno 12mila tra co.co.pro, collaboratori della pubblica amministrazionee associati in partecipazione, con redditi annui medi tra gli 8mila e gli 11mila euro, e ben 32mila lavoratori socialmente utili a 750 euro pro-capite, sempre come media annua. Ben 160mila invece, secondo la stima Ires, i residenti senza reddito nella fascia 15-64 anni, che scendono a 84mila escludendo la fascia d’età 15-24 anni. Da qui l’esigenza di criteri chiari per restringere la platea e rendere efficace la misura, prendendo anche spunto da altri modelli già adottati in Italia, in particolare in Trentino. e all’estero (Austria, Francia, Germania, Regno Unito). Quanto alla sperimentazione nazionale sul Sia, avviata dal precedente Governo, uno dei problemi è stato l’individuazione di una soglia Isee troppo bassa.
CENTRI PER L’IMPIEGO Altro dato da prendere in considerazione la crescita dei disoccupati e delle persone in cerca di prima occupazione presi in carico dai centi per l’impiego: erano 39mila in tutto il 2013, già 40.500 dopo i primi nove mesi del 2014, che probabilmente si chiuderà vicino a quota 60mila. La discussione del reddito di base, per la Cgil, può essere anche l’occasione per un riordino e un rafforzamento complessivo delle politiche per l’impiego, anche attraverso una concreta applicazione del principio di condizionalità, cioè dell’impegno all’effettiva partecipazione delle persone prese in carico a percorsi di aggiornamento professionale e azioni concrete di ricerca di lavoro. Anche così, per la Cgil, si può e si deve rafforzare quella sinergia tra il sistema dei servizi sociali e le politiche del lavoro che dovrà essere l’asse portante del reddito di base.