Sanità, sul territorio riforma ferma ancora al palo
«La gradualità è un elemento necessario di ogni riforma, ma esiste il timore che a essere troppo graduali si resti fermi. La nostra sensazione, in particolare, è che non ci si muova con sufficiente energia e velocità sul versante del potenziamento dei servizi territoriali». E’ quanto ha dichiarato Orietta Olivo, rersponsabile welfare della segreteria regionale Cgil, nel corso di una tavola rotonda tenutasi a Pasian di Prato (Udine) alla presenza del direttore regionale alla Salute Adriano Marcolongo, del segretario regionale della Fimmg Romano Paduano del presidente della Simg Luigi Canciani in rappresentanza dei medici di base, del responsabile sanità della Cgil nazionale Stefano Cecconi.
«Il territorio – ha detto ancora Olivo – può e deve dare le maggiori risposte nel fronteggiare le cronicità e delle polipatologie, senza soluzione di continuità con l’assistenza ospedaliera, garantendo posto letti per post-acuzie o rsa, assistenza domiciliare, ambulatori per le medicazioni e strutture di prevenzione come i consultori, consultori che in questi ultimi anni sono stati invece dimenticati e indeboliti. In questo senso è importante aumentare l’offerta di posti letto del territorio con la necessaria riconversione, non chiusura, dei piccoli ospedali, troppo spesso utilizzati come strumento di campagna elettorale da sindaci e amministratori locali».
Da qui l’appello a investire sul territorio e sul personale, accelerando il percorso di razionalizzazione delle strutture ospedaliere e di riduzione dei doppioni, e coinvolgendo i medici di medicina generale in quel percorso di rafforzamento dei presidi sanitari volto a garantire l’estensione degli orari di apertura degli ambulatori: «La prima formulazione della legge – ha dichiarato Olivo – prevedeva l’apertura di almeno 12 ore al giorno per sei giorni alla settimana, poi è stato fatto un passo indietro che la Cgil Fvg ha contestato fin dalla discussione della legge, dal momento che erano stati dati due anni di tempo ai medici per riorganizzarsi».
Per Olivo si sono usati due persi e due misure: «Pugno di ferro sul personale, che sconta da anni il blocco del turnover e il congelamento dei contratti, guiuanto di velluto con i medici di base, che crediamo possano invece concorrere con spirito di collaborazione e senso di responsabilità al raggiungimento degli obiettivi della riforma. Il Mmg deve essere messo nelle condizioni di lavorare meglio, ma anche di più: deve assumere pertanto con piena consapevolezza il ruolo di protagonista e accettare un cambiamento che porti risposte nuove, tangibili, concrete per la salute dei cittadini, ricorrendo a tutte le forme di sinergia e di messa in rete che si possono avviare, a partire dalla medicina di gruppo».