Uti necessarie, ma devono coincidere con gli ambiti socio-sanitari
«Il riassetto degli enti locali e le aggregazioni tra i comuni sono una condizione indispensabile sia per garantire servizi più efficienti e omogenei ai cittadini, sia per migliorare l’efficacia della spesa pubblica in Fvg. La Giunta regionale, però, non può sottovalutare i crescenti ostacoli che incontra il percorso della riforma, condizionato da difficoltà che sono anche effetto di alcuni errori di impostazione». Queste le parole con cui Gino Dorigo, responsabile welfare e autonomie locali della segreteria regionale Spi, ha espresso le preoccupazioni del sindacato pensionati Spi Cgil per i ritardi che stanno caratterizzando il trasferimento di competenze dai Comuni alle Uti, a partire da quelle in materia socio-sanitaria. Ecco perché lo Spi, nel corso di un confronto pubblico con l’assessore alle Autonomie locali Paolo Panontin tenutosi oggi a Fiumicello, ha chiesto di correggere alcune scelte, a partire dalla delimitazione delle Uti, che deve coincidere, ha dichiarato Dorigo, con quella degli ambiti socio-sanitari.
«Di fronte all’elevato tasso di non adesione o di abbandono dei Comuni alle neocostituite Unioni – ha detto l’esponente dei pensionati Cgil all’assessore – la questione che maggiormente ci interessa, in una regione a elevato tasso di invecchiamento come la nostra, è la gestione dei servizi sociali. E ribadito che il trasferimento di competenze alle Uti è condizione indispensabile per raggiungere la tanto sospirata omogeneità dei livelli delle prestazioni, siamo convinti che altrettanto necessaria sia la coincidenza tra Uti e ambiti socio-sanitaria».
Il timore dello Spi e della Cgil è che le spinte centrifughe nei confronti delle Uti finiscano non solo per portare «nuove minacce all’unità del Fvg e a una specialità regionale già sotto attacco, ma a pregiudicare quegli obiettivi di gestione associata dei servizi, programmazione e sostenibilità della spesa cui puntava la riforma delle autonomie locali». Il cui fallimento penalizzerebbe tutti, ma in particolare i Comuni più piccoli, considerando la loro bassa autonomia finanziaria, con un rapporto tra entrate proprie e spesa pari ad appena il 36%, contro una media del 48%. Da qui il richiamo alla responsabilità che la Cgil, anche attraverso il suo segretario regionale Villiam Pezzetta, rivolge a tutti gli interlocutori: «La decisione se aderire o meno all’Unione – secondo Pezzetta – deve guardare solo alla ricerca di un modello capace di garantire agli enti locali e ai loro servizi l’assetto più efficiente e sostenibile, senza essere condizionata da logiche di schieramento politico».
Altra questione prioritaria, per il segretario, quella legata alla contrattazione: «Il caso delle indennità scoppiato all’interno dell’Uti Friuli centrale – ha detto il segretario – è la conseguenza della miopia con cui molti Comuni hanno sottovalutato l’importanza della partita contrattuale. Se vogliamo che le unioni possano finalmente decollare, quindi, è necessario risolvere anche questo aspetto aprendo subito i tavoli per definire, in ogni singola Uti, un contratto di secondo livello in grado di armonizzare i trattamenti e definire in modo condiviso i criteri di mobilità del personale».