Occupazione in recupero, ma cresce il lavoro povero
«I numeri, sia pure con una flessione rispetto ai 510mila occupati del terzo trimestre, confermano un recupero tendenziale dell’occupazione e in particolare di quella femminile, che fa segnare un saldo positivo di 5mila posti. E’ un segnale incoraggiante, ma che non fa venire meno le preoccupazioni per la crescita della precarietà, che interessa soprattutto il commercio e il terziario, vale a dire i settori che contribuiscono in maniera preponderante alla crescita delle assunzioni». Orietta Olivo, responsabile lavoro e welfare della segreteria regionale Cgil, commenta così i dati Istat relativi al quarto trimestre 2017. «Tra i dati positivi – aggiunge – anche l’aumento degli attivi, sia tra gli uomini che tra le donne, e una dinamica di lungo periodo che vede, nonostante il forte impatto della crisi, una crescita del lavoro femminile rispetto al 2008».
Olivo, a margine di un incontro dedicato a “Donne, diritti e Costituzione”, organizzato a Udine nell’ambito delle iniziative per l’8 marzo, ribadisce però «l’esigenza di indicatori più precisi sui redditi, sulle ore lavorate, sulla natura dei contratti, e di letture più mirate alle dinamiche di genere, perché la precarietà, il part-time forzato e il lavoro sottopagato hanno un impatto più pesante sulle donne, troppo spesso relegate nei settori più poveri del mercato del lavoro». Da qui, per la Cgil, l’esigenza di potenziare le misure che favoriscono la condivisione dei carichi familiari e la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro, «perché una effettiva eguaglianza di opportunità è un obiettivo ancora molto lontano».
Restano però forti segnali di preoccupazione, legati in particolare all’occupazione giovanile, falcidiata dalla crisi e dal progressivo innalzamento dell’età pensionabile, e agli ammortizzatori sociali, vicini all’esaurimento in molte aziende colpite dalla crisi. «Secondo le nostre stime – dichiara il segretario generale della Cgil Fvg Villiam Pezzetta – sono tra i 3mila e i 4mila i lavoratori destinati a restare senza lavoro e senza reddito nel corso di quest’anno: un’emergenza che va affrontata non soltanto con adeguati strumenti di politica industriale, capaci di sostenere una reale ripresa, ma anche rafforzando le politiche attive per il lavoro, con particolare attenzione ai giovani e ai disoccupati di lunga durata, quelle per la formazione e il finanziamento dei lavori socialmente utili, che possono dare non soltanto una risposta immediata in termini di reddito, ma anche favorire percorsi di reimpiego e di autoimprenditorialità».