Alitalia, i luoghi comuni del sindaco Dipiazza
«Giudizi semplici e frettolosi»». Il segretario regionale della Cgil Franco Belci commenta così le recenti dichiarazioni del sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, che aveva addebitato al sindacato le responsabilità del possibile fallimento di Alitalia e conseguentemente degli eventuali esuberi all’aeroporto di Ronchi.
«Non sosteniamo certo di essere immuni da errori e responsabilità – commenta Belci – anche se i sindacati dentro Alitalia sono 9 e uno sciopero dei piloti ha un effetto diverso da uno del personale a terra. In ogni caso, non essendo il sindacato l’unico soggetto ad operare dentro Alitalia, chiediamo che errori e responsabilità siano almeno divisi pro-quota con gli altri soggetti, secondo una gerarchia pari al peso da ciascuno di essi esercitato».
Questa la premessa alla disanima del segretario regionale, che passa in rassegna una lunga serie di fatti che hanno inciso sulla vicenda Alitalia: «Nel 2001, quando si discusse con Klm l’ipotesi di fusione, il sindacato espresse formalmente la propria disponibilità. Dopo che l’operazione saltò per il rifiuto degli olandesi e Klm fu costretta a pagare 253 milioni, il management non accolse la richiesta di pagare in azioni e pretese un pagamento cash. Se la richiesta degli olandesi fosse stata accolta, la compagnia di bandiera avrebbe avuto automaticamente una quota azionaria vicina al 10% della nuova Air France-Klm: un gravissimo errore di valutazione che non fu del sindacato e di cui nessuno pagò la responsabilità». Belci chiama poi in causa il proliferare di aeroporti nel Nord, che ha moltiplicato voli e costi, le tante “linee ad personam”, fatte istituire da politici vecchi e nuovi, le sedi di rappresentanza mantenute aperte con costi altissimi e i tanti casi di malagestione non certo imputabili al sindacato. «I sindacati confederali 0 afferma – non ha mai chiesto che gli equipaggi in transito per Venezia venissero fatti alloggiare in un lussuoso Hotel del Lido né che la compagnia prendesse in affitto 600 stanze d’albergo, quasi sempre vuote, nei dintorni di Fiumicino per dipendenti con residenza a Roma ma con sededi lavoro a Malpensa».
Quanto al numero degli attuali esuberi, Belci punta il dito sulle contraddizioni del centrodestra: «Dopo gli strali sulla proposta Air France, la promessa non mantenuta di assorbire gran parte nella pubblica amministrazione e nelle Poste ha fatto crescere a dismisura la tensione. E non ha certo aiutato il carattere ultimativo e ricattatorio – prendere o lasciare – della proposta Cai: come si sta vedendo in queste ore, infatti, era possibile ridurre il numero degli esuberi e salvaguardare in misura maggiore i valori degli stipendi. Se il sindaco Dipiazza esaminasse la vicenda Alitalia nel suo complesso, credo ne avrebbe abbastanza per rivedere i suoi luoghi comuni».