No alla sospensione di Schengen, no ai muri: presidio dei sindacati a Rabuiese
No alla sospensione di Schengen, no alla costruzione di muri o barriere tra Italia e Slovenia. Queste le ragioni domani pomeriggio (venerdì 5 luglio), con inizio alle 18, porteranno sul confine di Rabuiese i vertici di Cgil-Cisl-Uil del Friuli Venezia Giulia e dei sindacati sloveni Zsss e Ks90, per un presidio promosso dal Consiglio sindacale interregionale che riunisce le organizzazioni della nostra regione e della vicina Repubblica.
All’iniziativa, come informa il presidente del Csi Roberto Treu, hanno già dato la propria adesione numerose organizzazioni, associazioni, partiti e rappresentanti politici, esponenti della cultura e dell’economia, rappresentanti delle minoranze e cittadini dei due paesi. «Questo evento – aggiunge Treu – sarà accompagnato da altre manifestazioni che si svolgeranno presso altre aree confinarie, a testimonianza della volontà di mantenere un’effettiva libera circolazione delle persone e della volontà di difendere un’Europa davvero unita e senza confini, rifiutando misure che ci riportino indietro a tempi che tutti ormai considerano superati per sempre».
Il Csi, nell’appello che precede l’iniziativa, ribadisce «la sua totale contrarietà all’ipotesi, ventilata dal Governo e dal Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, di sospendere l’applicazione di Schengen con la vicina Slovenia, ed esprime analoga contrarietà alla costruzione di muri o di altre barriere fisiche sui confini tra i due paesi». La sospensione di Schengen, per i sindacati di entrambi i versanti del confine, «avrebbe l’unico effetto di ostacolare la libera circolazione delle persone, che ha rappresentato e rappresenta una delle libertà fondamentali dell’Unione Europea». A patirne gravemente le conseguenze sarebbero anche le migliaia di lavoratori transfrontalieri, da 12 a 15mila secondo le stime del Csi, che attraversano il confine italo-sloveno nelle due direzioni «e rappresentano un fattore oramai strutturale delle economie di queste aree».
Il superamento dei confini fisici, si legge ancora nell’appello, «rappresenta non solo un principio fondamentale alla base dell’Europa unita, ma anche un fattore basilare per lo sviluppo economico e sociale dei nostri territori, consentendo inoltre di riavvicinare e riunire comunità e minoranze divise dalle vicende tragiche del passato». Ma non basta. «Oltre ad essere «contraria alla Costituzione scritta e materiale dell’Unione Europea, al suo patrimonio politico, sociale e civile, la costruzione di muri sarebbe anche inefficace come strumento di contrasto dell’immigrazione clandestina, perché non potrebbe comunque fermare i flussi di profughi che fuggono dalla guerre e dalla povertà, come dimostrato dalla rete di filo spinato già realizzata tra i confini di Slovenia e Croazia. All’Unione Europea, conclude il Csi, «il compito di attuare politiche nei confronti dei paesi di provenienza di queste persone, che favoriscano la loro crescita economica e sociale, unico modo per far fronte a un fenomeno epocale come quello delle migrazioni».