Commercio, il limite di 29 domeniche valido per tutti
Il disegno di modifica della legge regionale sul commercio, così come definito dall’assessore Ciriani, andava sicuramente incontro alle richieste della Cgil e dei lavoratori del commercio. Sul provvedimento sta però emergendo un atteggiamento contraddittorio delle forze di maggioranza, sulla spinta di alcune aziende e in particolare dei sindaci di Trieste e Gorizia, che premono per “annacquare” le modifiche predisposte dalla Giunta e a lungo annunciate dal centrodestra in sede di campagna elettorale.
Le 29 domeniche complessive di aperture previste dalla bozza Ciriani – che peraltro sono nove in più rispetto al limite promesso da Tondo – sono più che sufficienti per tutelare le esigenze delle aziende. Del tutto strumentali le argomentazioni di chi invoca un innalzamento di quel tetto, per arginare la concorrenza della Slovenia o del vicino Veneto. A questo proposito è opportuno ricordare infatti che in Veneto le aperture domenicali sono le 15 previste dalla legge Bersani, senza che questo pregiudichi la competitività delle aziende: non a caso i sindacati veneti hanno espresso la loro ferma contrarietà all’estensione degli orari, come ribadiranno nel corso di un’iniziativa che
I fattori su cui si gioca la competitività sono il prezzo e la qualità dei prodotti, non la possibilità di mantenere aperti i negozi 365 giorni all’anno: le aperture festive non incidono sul fatturato, ma hanno l’unico effetto di spalmare su sette giorni la spesa delle famiglie. Il tetto di 29 domeniche, pertanto, non deve essere innalzato e deve essere valido per tutti, senza deroghe per i negozi sotto i
Queste le posizioni che ribadiremo martedì prossimo al tavolo con l’assessore, dal quale pretendiamo garanzie e impegni certi sull’impianto del provvedimento che verrà portato in Consiglio. Qualsiasi ulteriore modifica al testo già predisposto, infatti, sarebbe un inaccettabile dietrofront da parte della Giunta e della maggioranza.