Sindaci, no alla proroga dei mandati
Penso che nessuno possa negare che la nostra democrazia abbia bisogno, oggi più che mai, di un ricambio e un ringiovanimento che consenta di recuperare una dimensione etica e una maggiore apertura dei percorsi di reclutamento.
D’altra parte le forze politiche si ostinano a voler decidere in cerchie ristrette le candidature, sottraendo al cittadino il diritto di esprimere le preferenze. In questo contesto riprende quota la scuola di pensiero che intende abrogare il limite dei mandati per i consiglieri regionali, abbinata a quella di alzare a tre i limiti di mandato per i sindaci. Siamo molto preoccupati da questo disegno. Esso mira infatti a creare politici di professione e li spinge a cercare soprattutto le condizioni per la propria rielezione in condizione di vantaggio nei confronti di chi si presenta per la prima volta, ostacolando di fatto ogni ricambio.
Certamente ci sono sindaci che dopo due mandati sono al massimo della popolarità e consiglieri che hanno operato bene e sono da tutti apprezzati. Ma non è una buona ragione per prorogare il loro mandato. Il limite deve diventare piuttosto uno stimolo per mettersi alla prova in nuove esperienze, nella politica o nelle professioni. La legislazione Usa, dove fortissimo è il senso dei contrappesi dei poteri personali, dovrebbe insegnarci qualcosa a questo proposito.
Per quanto ci riguarda, abbiamo cercato di evitare da tempo la tentazione di perpetuare i ruoli, apportando nella nostra Organizzazione correttivi alla pura democrazia dei numeri. Ogni dirigente della Cgil decade dopo otto anni di mandato nello stesso incarico. Ciascun organismo deve prevedere un quota di rappresentanza di genere di almeno il 40%. Nell’ultima Conferenza di Organizzazione abbiamo inoltre deciso di riservare una quota di presenza negli organismi direttivi ed esecutivi ai giovani sotto i 35 anni e agli immigrati. Si tratta di metodi per favorire il ricambio e la responsabilizzazione, per allargare il perimetro della potenziale platea, che non si sostituiscono, ma integrano quello del puro consenso. Non pretendiamo certo di proporli ad esempio alla politica, ma, molto più modestamente, di metterli a disposizione di un dibattito politico che – ci auguriamo – non porti ad un ulteriore rafforzamento dei personalismi.
Franco Belci, segretario generale Cgil Fvg