Università regionali, il confronto deve coinvolgere tutti
«L’alta formazione e la creazione di un sistema universitario regionale sono un tema troppo importante per lasciarlo nelle sole mani di rettori e assessori».
«Il disegno di legge – scrivono in una nota il segretario regionale Natalino Giacomini e Sergio Zilli, responsabile del settore università e ricerca – offre ai due atenei della regione l’opportunità di unirsi o federarsi: per il Friuli Venezia Giulia questa potrebbe essere un’occasione per avviare una profonda riflessione sul carattere che ha contraddistinto sino ad oggi i rapporti tra le università di Trieste e di Udine, con l’obiettivo di consolidarne l’attività didattica e di ricerca in questa fase particolarmente critica della vita delle Università. Proprio per questo, però, va avviato un confronto tra tutte le parti istituzionali, culturali e sociali interessate».
Giacomini e Zilli intervengono anche sul recente bando regionale per la creazione di un “Servizio di consulenza specialistica per la costituzione di un organismo a supporto del sistema universitario”, organo che dovrebbe arrivare a gestire i fondi relativi all’alta formazione, i contributi diretti a atenei e conservatori e le risorse destinate al diritto allo studio, per un totale di circa 50 milioni di euro. «A fine dicembre – dichiarano Giacomini e Zilli – è stato annunciato un disegno di legge i cui contenuti, sosteneva l’assessore Rosolen, sarebbero stati concordati con tutti i soggetti interessati. Ma quel confronto, finora, ha interessato soltanto i rettori, mentre ne sono risultati esclusi i senati accademici, i Cda, le forze politiche e le rappresentanze sociali del territorio». Da qui la richiesta di «un’azione trasparente e non clandestina, un confronto che consenta a tutti, sindacato compreso, di poter dire la propria opinione».
Tra i temi da affrontare anche quello relativo al personale: «Le norme sul reclutamento – spiegano i due rappresentanti Flc – delineano un sistema che andrà a regime non prima di sei, sette anni, senza intervenire su una situazione contingente che vede una prolungata assenza di concorsi e determina un reale blocco del turnover fino a tutto 2011, impedendo la stabilizzazione di una grande quantità di lavoratori dell’amministrazione anche a Trieste e a Udine. Fino al pieno funzionamento della riforma, inoltre, circa un quarto degli attuali docenti andrà in pensione, mettendo le università nelle condizioni di chiudere buona parte delle proprie attività di didattica e di ricerca».
Un giudizio fortemente preoccupato, quello della Flc-Cgil, che conferma in pieno la sua contrarietà all’impianto generale del disegno di legge Gelmini: «Questa riforma, che secondo le dichiarazioni del ministro i due atenei regionali stanno addirittura anticipando con le proprie scelte, arrecherà un danno all’intero sistema dell’università e dell’alta formazione. Questo accadrà prima di tutto perché si tratta di una riforma senza oneri per le casse dello Stato, che interviene su una struttura in pesante sofferenza finanziaria. Sofferenza aggravata dai tagli di 1.500 milioni previsti per il quinquennio 2009-2013 e solo parzialmente alleviata dai trasferimenti una-tantum di 400 milioni che dovrebbero arrivare nel 2010 dai rientri per lo “scudo fiscale”». Ma