Crisi, donne in fuga dal mercato del lavoro

Cinquemila disoccupati in più, ma ben 13.000 occupati in meno. La crescita della cassa integrazione e del tasso di disoccupazione – 3,4% nel 2007, 4,3% nel 2008 e 5,3% nel 2009 – non è l’unico effetto della crisi sul mercato del lavoro regionale. L’impatto in realtà è più pesante, come testimonia la riduzione degli occupati: se non tutti i posti di lavoro persi si traducono in disoccupazione, questo è soltanto l’effetto di una minore propensione a cercare o a crearsi un lavoro.
I DATI. A lanciare l’allarme la Cgil regionale, nel corso di una iniziativa regionale “Per una cittadinanza compiuta delle donne”, (presente tra gli altri Donata Canta, segretaria generale della Cgil di Torino). Nel corso del 2009, secondo i dati Istat relativi al Fvg, la forza lavoro femminile (data dalla somma tra occupati e persone in cerca di lavoro) è diminuita di ben 6.000 unita (da 234mila a 228mila), quella maschile solo di 2.000 (da 311mila a 309mila). Si spiega così il fatto che il tasso di disoccupazione femminile sia rimasto stabile al 6,4%, pur in presenza di un saldo occupazionale negativo (-5.500) anche tra le donne. Non così tra i maschi, dove la riduzione della forza lavoro (-2.000) bilancia solo parzialmente la perdita di occupati (-7.500) e il tasso di disoccupazione specifico sale dal 2,7% del 2008 al 4,5%.
POLITICHE ATTIVE. «Oltre a confermare l’esistenza di una tensione occupazionale che non accenna purtroppo a diminuire nel 2010 – dichiara il segretario regionale della Cgil Franco Belci – i dati forniscono anche una lettura “di genere” della crisi. Dicendoci, in sostanza, che molte persone, nella maggior parte dei casi donne, non vedono prospettive concrete di reimpiego nel breve periodo. Questo conferma che la risposta pubblica non può fermarsi agli ammortizzatori sociali, ma che bisogna rafforzare gli strumenti di politica attiva sul mercato del lavoro come formazione e programmi di ricollocamento».
RISCHIO MANOVRA. «Ad aggravare la situazione – continua Belci – si aggiunge una manovra che, con i tagli a regioni ed enti locali, metterà in crisi il welfare ed in particolare tutti quei servizi pubblici che sono indispensabili per garantire alle donne una reale uguaglianza di opportunità rispetto agli uomini sul lavoro e nella società»».
LISBONA ADDIO. «Quella in atto – aggiunge Giuliana Pigozzo, responsabile welfare e pari opportunità della Cgil regionale – è una pesante battuta d’arresto del lento ma costante processo di crescita del lavoro femminile. L’obiettivo del 60% di donne occupate, che secondo le indicazioni comunitarie della Carta di Lisbona doveva essere raggiunto entro il 2010, si allontana così di parecchi anni. Dal 55,5% del 2008, infatti, il tasso di occupazione femminile della nostra regione è sceso al 54,1% dello scorso anno. In pesante flessione anche il tasso di attività (occupate più disoccupate sul totale delle donne nella fascia 15-64 anni), che a fine 2009 si attestava al 57,8%, contro il 59,4% del 2008. Per tornare a invertire la tendenza, oltre al potenziamento degli strumenti di politica attiva, è necessario rafforzare la cultura delle pari opportunità e sostenere una maggiore presenza delle donne negli organi politici e istituzionali».
I dati