Comparto unico, no alla carità del Consiglio regionale
Fallita la strada dell’intesa separata, per sbloccare la vertenza sul comparto unico Giunta e maggioranza hanno scelto quella dello svuotamento della contrattazione. Di male in peggio: prima la forzatura della democrazia, concretizzatasi in un accordo firmato con chi rappresenta solo il 30% del sindacato, poi la scelta gravissima di una svolta unilaterale, che importa in Regione i metodi di Brunetta e che mi aspetto venga bocciata in blocco da tutte le organizzazioni sindacali. Accettare aumenti decisi per legge, infatti, significa rinunciare al ruolo contrattuale che al sindacato compete.
La Cgil vuole un contratto vero e dice no alla carità, soprattutto se questa viene da parte di chi – come i consiglieri regionali – non ha bisogno di conquistare con il contratto il proprio stipendio. È chiaro in ogni caso che la scelta della Giunta alza il livello dello scontro e conferisce una valenza ancora più forte allo sciopero di venerdì e alle successive azioni di protesta: il confronto, ormai, non è più limitato alle risorse economiche, ma riguarda le regole della democrazia e la contrattazione stessa.
Ma ad essere colpiti non sono soltanto i lavoratori e il sindacato: la norma sugli aumenti, infatti, è un’invasione di campo anche rispetto all’autonomia e al ruolo di soggetti contrattuali degli Enti locali, sulla quale mi aspetto una pronta presa di posizione da parte dei sindaci e del presidente dell’Anci. Se invece Pizzolitto deciderà di non intervenire, avallando la scelta della Giunta e della maggioranza, lo invito a dimettersi, come nei giorni scorsi ha ripetutamente dichiarato che avrebbe fatto in caso di mancato accordo. È chiaro infatti che la conflittualità sarà altissima e colpirà anche i Comuni, protagonisti, tramite la loro associazione, di un inaccettabile gioco delle tre carte.
Franco Belci, segretario generale Cgil Fvg