Riforme e crescita, la proposta Tondo non piace alla Cgil

«Le riforme si vanno in maniera condivisa. Fu così per la legge Fasola del 1995, questa è la strada che va seguita anche oggi, senza fughe in avanti su misure di facciata come l’azienda unica». Il segretario generale della Cgil Fvg Franco Belci commenta così l’unificazione delle Asl prevista dalla proposta Tondo, una scelta sulla quale Belci ribadisce la contrarietà della sua organizzazione: «Le economie di scala, se ci sono, sarebbero trascurabili. Non a caso altre regioni che avevano scelto questa soluzione, come le Marche, sono tornate sui loro passi: l’azienda unica non taglia i costi, ma solo i rapporti col territorio. Molto meglio, piuttosto, seguire la strada delle aree vaste».
Contraria all’azienda unica, la Cgil esprime anche forti perplessità sui referendum come strumento per la cancellazione delle Province: «Una materia – spiega Belci – sulla quale la Regione non ha competenza. Piuttosto che proporre referendum dal sapore demagogico, quindi, Tondo farebbe bene a concentrarsi su proposte immediatamente percorribili, come il trasferimento di competenze dalla Regione ai Comuni».
Tanta propaganda, poca concretezza. Questa l’obiezione che la Cgil muove anche alle proposte avanzate in materia di tagli ai costi della politica. «Ridurre il numero dei consiglieri è giusto – commenta Belci –, ma è una misura che molto difficilmente potrà avere effetto già dalle prossime elezioni. Su vitalizi e taglio degli assessori esterni, invece, si potrebbe intervenire da subito, mentre le due questioni, di fatto, vengono rinviate». 
Quanto all’abbassamento delle aliquote Irap, infine, Belci chiede di coordinare il dibattito sulla misura con il tavolo già aperto con le parti sociali: «Tavolo – dichiara – che va sospeso e riaggiornato alla luce delle novità contenute nella proposta Tondo». La Cgil, in ogni caso, ribadisce le sue critiche alle politiche economiche della Giunta: «Il sostegno alla crescita – sostiene Belci – si conferma il vero tallone d’Achille di questa Giunta, che da un lato invoca la coesione di fronte alla crisi, dall’altro continua a fare poco o nulla per costruire un tessuto stabile di relazioni con le rappresentanze economiche e sociali».