Regione, la priorità deve essere la crescita
Su alcuni dei titoli indicati da Tondo non si può che essere d’accordo. Ma non vorremmo che, come è troppo spesso accaduto, rimanessero tali. La ripresa della cassa integrazione nell’ultimo trimestre e i dati sulla qualità dell’occupazione non ci inducono all’ottimismo. Né è sufficiente ancorare le politiche di sostegno all’occupazione soltanto agli ammortizzatori, senza preoccuparsi di ciò che accadrà quando saranno arrivati all’esaurimento.
Le priorità perciò sono la crescita, la riconversione o la creazione di nuovi posti di lavoro e politiche di coesione sociale capaci di prevenire le tensioni legate ai licenziamenti. Quanto al commercio, ribadiamo che esiste a nostro avviso non solo lo spazio, ma anche la necessità di un intervento sulla disciplina di orari e aperture, che resta materia di competenza regionale: ecco perché continuiamo a ritenere sbagliata e ingiustificata l’accettazione supina della deregulation, in pieno contrasto col programma elettorale di Tondo.
Per quanto riguarda la riforma della sanità, se è giusto il presupposto che si deve partire dai bisogni dei cittadini e non dagli interessi territoriali, il punto di arrivo non può essere l’azienda unica. Più che ad operazioni d’ingegneria istituzionale, crediamo a una politica di razionalizzazione della spesa e di riallocazione le risorse là dove i bisogni sono maggiori. E non lo si può fare soltanto attraverso valutazioni di natura tecnica, ma attraverso un percorso condiviso con chi rappresenta gli interessi di lavoratori e pensionati.
Dubito infine che la riorganizzazione della macchina pubblica possa avvenire attraverso la riduzione del personale. È necessario piuttosto semplificare gli assetti istituzionali, a partire dal ruolo della Regione, che deve occuparsi di legislazione e alta programmazione, devolvendo ai Comuni gli aspetti gestionali. Solo in questo modo si potranno rendere più snelle le procedure e riorganizzare la spesa pubblica. Se Tondo affronterà queste questioni anche attraverso una stabile interlocuzione col sindacato, avremo qualche ragione per essere un po’ più ottimisti.
Franco Belci, segretario generale Cgil Fvg