Difesa della specialità, serve un progetto a tutto campo
Certamente la prima condizione per garantire l’effettivo esercizio dell’autonomia speciale è disporre delle risorse necessarie. Speriamo, da questo punto di vista, che Tondo riesca a rimediare con Monti agli imprudenti affidamenti forniti al Governo precedente. Ma le risorse da sole non bastano. Né è sufficiente ripetere alla noia il mantra della riduzione del debito, della diminuzione del personale pubblico e della rinuncia del Presidente (mi permetto di dire, dovuta) ai proventi di commissario per la terza corsia: non basta essere virtuosi sul piano dei conti (posto che lo siamo) per rivendicare specialità. Essa non può essere ridotta a rapporto istituzionale di dare-avere col governo. C
Ci vuole un progetto capace di coinvolgere la società regionale a cominciare dai soggetti portatori di interessi, collettivi, che non vanno confusi con le lobby. Se manca questa prospettiva la specialità viene utilizzata senza coerenza e continuità, col rischio di indebolirla. Così, alle volte è stata esercitata a rovescio, per creare situazioni di discriminazione: mi riferisco, ad esempio alla legge sul personale, che puntava a indebolire la contrattazione, impugnata dal Governo Berlusconi, ed a quella che usa il principio di residenza come arma di esclusione di cittadini italiani e stranieri dal welfare regionale, impugnata sia da Berlusconi che da Monti.
Al contrario, quando non si riescono a risolvere i problemi, come nel caso del commercio, si rinuncia ad esercitare la competenza primaria con la scusa che la materia della concorrenza è prerogativa dello Stato. Verissimo. Peccato che quella in materia di organizzazione (orari e aperture) stia in capo alla Regione. Insomma: l’ autonomia speciale non può diventare uno spezzatino usato di volta in volta a seconda delle esigenze della maggioranza.
Infine, Tondo conferma l’intenzione di riformare la sanità. Pensiamo anche noi che ci sia la necessità di farlo. Crediamo anche che, più che affidarsi alle soluzioni istituzionali, si debba procedere ad una riorganizzazione interna del sistema capace di rendere i servizi più adeguati ai bisogni producendo contemporaneamente un contenimento della spesa. Si tratta davvero di un’occasione per esercitare in senso positivo l’autonomia, che, se vuole essere elemento di coesione e non di divisione, non può costituire materia riservata a ristretti cerchi della politica. Vedremo se Tondo vorrà confrontarsi con le idee e le proposte che verranno anche da chi rappresenta i lavoratori che consentono ancora al nostro sistema sanitario di presentarsi come uno dei migliori d’Italia. Un capitale che non va sacrificato alla mera logica dei tagli.
Franco Belci, segretario generale Cgil Fvg