No alla precarietà, i giornalisti freelance a fianco della Cgil
Aderiamo senza se e senza ma alla giornata nazionale di mobilitazione indetta dalla Cgil contro la precarietà. E apprezziamo la scelta del termine “precarietà”, perché a differenza di “precariato” non è un riferimento tecnico-sindacale, ma comunica le incertezze e le difficoltà quotidiane di chi vive questa dura realtà sulla propria pelle. Comincia così il testo con cui il Comitato dei giornalisti freelance e precari italiani aderisce alla giornata di mobilitazione indetta per oggi dalla Cgil.
Adesione ribadita dal rappresentante regionale del comitato Maurizio Bekar, che oggi ha paertecipato alle iniziative di protesta promosse dalla Cgil di Udine e alla conferenza stampa (vai all’articolo) organizzata nel pomeriggio nella sede della Camera del Lavoro. «Su 44mila giornalisti attivi in Italia – ha spiegato Bekar – 24mila sono autonomi o finti autonomi, con compensi lordi che anche in regione vanno da un minimo di 5 a un massimo di 15 euro lordi a pezzo, senza alcun diritto e senza la minima tutela in termini di welfare. Una situazione che non solo nega il diritto a un compenso equo, ma che pregiudica anche l’indipendenza e il ruolo dell’informazione».
Adesione ribadita dal rappresentante regionale del comitato Maurizio Bekar, che oggi ha paertecipato alle iniziative di protesta promosse dalla Cgil di Udine e alla conferenza stampa (vai all’articolo) organizzata nel pomeriggio nella sede della Camera del Lavoro. «Su 44mila giornalisti attivi in Italia – ha spiegato Bekar – 24mila sono autonomi o finti autonomi, con compensi lordi che anche in regione vanno da un minimo di 5 a un massimo di 15 euro lordi a pezzo, senza alcun diritto e senza la minima tutela in termini di welfare. Una situazione che non solo nega il diritto a un compenso equo, ma che pregiudica anche l’indipendenza e il ruolo dell’informazione».