Pubblico impiego, via alla mobilitazione contro i tagli
Via alla mobilitazione contro la spending review. La protesta dei sindacati del pubblico impiego contro i tagli al personale scatta anche in Friuli Venezia Giulia, con i primi presidi che partiranno la prossima settimana davanti alle prefetture e ai principali ospedali (date e modalità verranno comunicate nei prossimi giorni). L’annuncio è stato dato a Udine da Mafalda Ferletti, Pierangelo Motta e Luciano Bressan, segretari regionali di Fp Cgil, Fp Cisl e Uil Fpl, nel corso dell’attivo unitario dei delegati delle rispettive organizzazioni.
«Ancora una volta si impongono misure indiscriminate e inefficaci che creano grave danno a lavoratori e cittadini», dichiarano i tre segretari, che definiscono inaccettabile il taglio del 10% agli organici delle amministrazioni. Quanto al numero dei lavoratori a rischio in regione, al momento sono possibili soltanto stime provvisorie. La quota del 10% riguarda infatti le funzioni centrali – cioè ministeri, agenzie fiscali e parastato, che in Fvg danno lavoro a oltre 5.000 lavoratori – e non il comparto Regione-enti locali, sul quale sarà effettuato un monitoraggio finalizzato a riallineare gli organici rispetto alla media nazionale, e la sanità, dove i tagli saranno legati al rapporto posti-letto/abitante.
I sindacati non ci stanno e denunciano la logica del decreto: «La pubblica amministrazione – dichiarano Ferletti, Motta e Bressan – va cambiata, ma non lasciando a casa i lavoratori: i veri bersagli del Governo dovrebbero essere gli sprechi, l’abuso degli appalti e la disorganizzazione. Ecco perché scenderemo in piazza anche in Fvg per protestare contro i tagli lineari e per chiedere una riorganizzazione concertata degli enti e dei servizi pubblici, come definito nell’intesa firmata a maggio dai sindacati».
Cgil, Cisl e Uil contestano in particolare la mancanza di selettività nei tagli, che non tengono conto delle specificità delle diverse amministrazioni, di quelle che hanno già subito riduzioni di personale o di quelle che sono sottoposte ai patti di stabilità o alle norme del patto per la salute. In diversi settori, come gli enti previdenziali e le autonomie locali, si rischia addirittura la paralisi organizzativa. In molti altri, come ministeri e aziende sanitarie, una riduzione secca dei servizi. Il problema, dunque, è anche di equità. Quanto al ricorso alla mobilità tra i diversi enti, necessario per limitare l’impatto dei tagli, dovrà essere discusso col sindacato e non calato dall’alto.
«Nessuna valorizzazione delle specificità, delle competenze e delle professionalità – denunciano ancora Ferletti, Motta e Bressan – e nemmeno l’ombra di una riorganizzazione: solo il rischio di una voragine nel sistema di welfare, anche in FVG, una regione dove in termini di riduzione occupazionale i lavoratori del pubblico hanno già dato molto». Il problema non riguarda soltanto i posti di lavoro persi, ma ovviamente anche il livello dei servizi offerti ai cittadini. A partire dalla sanità, con la soppressione di centinaia di posti letto, ma senza dimenticare l’eliminazione di presidi quali i tribunali, le prefetture e le questure.
I sindacati, infine, puntano il dito contro la «contrapposizione strumentale tra pubblico e privato» e chiedono un significativo cambiamento del provvedimento in Parlamento, in sede di conversione del decreto in legge. «I tagli devono essere dirottati sulle consulenze, sulle esternalizzazioni e sugli appalti poco trasparenti, che costituiscono la vera zavorra della spesa pubblica. Se vogliamo riuscire a modificare anche questi provvedimenti ingiusti, come spesso siamo riusciti a fare nel passato anche recente, è importante che ogni regione e ogni territorio aderiscano alla mobilitazione».