Scuola, 3.000 posti in meno nei prossimi 3 anni
«Sono quasi 3.000 i posti di lavoro che la scuola regionale perderà di qui al 2012 per effetto del decreto legge 112/2008, approvato a giugno dal Consiglio dei ministri. È l’allarme lanciato dalla Flc, il sindacato Cgil che rappresenta i lavoratori della pubblica istruzione e dell’università. «Questo Governo – ha dichiarato la segretaria provinciale Franca Gallo nel corso di un’assemblea tenutasi oggi pomeriggio a Udine – ha deciso di investire sull’ignoranza. La scuola, infatti, è il settore maggiormente colpito dai tagli della manovra, che peseranno sulla pubblica istruzione per un ammontare complessivo di 7.800 milioni nei prossimi tre anni scolastici».
Il Governo punta a innalzare di un punto percentuale il rapporto alunni/insegnanti, obiettivo da raggiungere entro il 21012, e a ridurre del 17% entro il 2011 il personale non docente. Misure che secondo le stime porteranno al taglio di 100.000 docenti e 43.000 Ata a livello nazionale. Quanto al Friuli Venezia Giulia, la Cgil prevede la perdita di circa 2.000 docenti e poco meno di 1.000 Ata. In via di ridefinizione non soltanto la determinazione degli organici, ma anche i criteri di formazione delle classi, la revisione delle fasce di concorso dei docenti, volta a garantire una maggiore flessibilità nel loro utilizzo, la riorganizzazione didattica della scuola primaria e dei centri di formazione degli adulti. «Un pacchetto di interventi – commenta ancora Franca Gallo – che va ad aggredire gli attuali punti di forza del nostro sistema scolastico: la scuola primaria che è tra le migliori d’Europa, il tempo pieno, i programmi didattici rivolti agli adulti».
Ma forte è anche il timore che le nuove regole sul personale sulla formazione delle classi, unite ai tagli nei finanziamenti agli enti locali, determinino la scomparsa della scuola pubblica in molti piccoli comuni. «Anche nella scuola – accusa la Gallo – la logica perversa è quella di indebolire il ruolo pubblico a favore dei privati. Emblematiche le scelte sulle università: da una parte si blocca il turnover dei docenti e si tagliano fondi per 500 milioni, dall’altra si apre ai privati attraverso le fondazioni».