Scuola, riaprire il confronto sul dimensionamento
«La revisione del piano scolastico 2012-2013, oltre che necessaria, è certamente possibile». A sostenerlo sono i sindacati Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal, che chiedono alla Regione e agli Enti locali la riapertura del confronto: non solo riguardo al piano di dimensionamento 2013-2014 sul quale sono chiamati a pronunciarsi Comuni (entro il 15 ottobre) e Province (entro il 15 novembre), ma anche sul piano precedente.
«La delibera di Giunta relativa al Piano di dimensionamento 2013-2014 – spiegano in una nota unitaria i segretari regionali Natalino Giacomini (Flc-Cgil), Donato Lamorte (Cisl-Scuola), Ugo Previti (Uil Scuola), Giovanni Zanuttini (Snals-Confsal) –richiama esplicitamente quella del Piano 2012-2013, che contiene il riferimento ai 1.200 alunni come dimensione ideale degli istituti comprensivi. La revisione del piano precedente, sia pure tardiva, sarebbe perfettamente in linea con le indicazioni della Conferenza Stato-Regioni, secondo la quale l’attuazione del dimensionamento si può articolare sul triennio, anziché su un singolo anno. Non solo: bisogna tenere conto del fatto che la stessa Conferenza e il ministero, nell’intesa della scorso 11 ottobre, hanno rivisto in senso meno restrittivo i parametri per i piani di dimensionamento 2013-2014».
I problemi, per i sindacati, vanno risolti alla radice, cioè intervenendo sul piano già in vigore. Questo anche tenendo conto delle oltre 7mila firme raccolte dai sindacati contro quel provvedimento, che Cgil, Cisl, Uil e Snals non criticano soltanto per aver creato “superistituti” da 1.800 alunni, ma anche per non essere intervenuto efficacemente sulle altre principali criticità della rete scolastica regionale. A partire da quella delle scuole sottodimensionate, troppo piccole quindi per avere un dirigente e un direttore amministrativo. «Il problema – denunciano i sindacati – non può essere risolto con la pura e semplice aggregazione numerica: le scuole, e in particolare quelle superiori, presentano infatti delle difficoltà di sopravvivenza legate a reti di trasporti non sempre adeguate. La soluzione, quindi, richiede un intervento sulla riqualificazione degli indirizzi di studio, oltre a interventi di varia natura a livello di territorio, incluso quello sul sistema dei trasporti. Ciò anche nell’intento di evitare un’ulteriore operazione di taglio dei posti che coinvolgerebbe di nuovo tutti: docenti, personale Ata, Dirigenti scolastici e Dsga».
A rischio estinzione, oltre alle scuole periferiche, anche diversi istituti scolastici con sede dei capoluoghi, minacciati dall’evoluzione della domanda formativa. Anche questo, per i sindacati, è un problema che non va sottovalutato: « Se da un lato – osservano – la scomparsa di qualche corso e indirizzo può essere considerata inevitabile, è altrettanto vero che la rete scolastica va governata sulla base di indicazioni generali ben definite. In caso contrario c’è il rischio di creare una rete scolastica troppo concentrata, oltre che nel territorio, anche a livello di offerta formativa».
Da qui la richiesta di un confronto immediato con l’assessore regionale all’Istruzione e con il Consiglio regionale, «per conoscere le posizioni di tutte le forze politiche». La definizione di un piano di dimensionamento efficace e gestibile, concludono i segretari, richiede infatti «uno sforzo di elaborazione e di disponibilità al confronto da parte di chi ci amministra: questo con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’offerta formativa, che è un requisito indispensabile per lo sviluppo sociale ed economico della comunità regionale».