Piga: «Il lavoro che cresce è quello povero e precario»

«Cresce il lavoro, ma cresce soprattutto quello povero e precario, la Cgil ne fa anche una questione di qualità». Questo quanto dichiarato dal segretario regionale della Cgil Michele Piga al Messaggero Veneto e a Il Piccolo, commentando i dati Istat sull’occupazione. «Non possiamo – ha detto Piga – guardare solo ai numeri degli occupati, che peraltro l’Istat considera tali anche con un paio d’ore lavorate a settimana. I dati ci dicono anche del carattere precario di gran parte delle assunzioni, se è vero come è vero che delle 269 mila registrate nel 2023, meno di una su 10 è stata a tempo indeterminato. Una tendenza alla precarizzazione che contribuisce a rallentare le dinamiche contrattuali, indebolendo i salari e i redditi dei lavoratori. Sono dinamiche che la Cgil intende contrastare».

Il fatto che per quasi il 44% dei lavoratori dipendenti in regione le retribuzioni medie nel 2022 erano inferiori ai 20 mila euro lordi annui e che per il 30% di questa platea la retribuzione media era di 11 mila euro, unita al fatto che tra il 2017 e il 2022, a fronte di un’inflazione cumulata che in regione ha sfiorato il 12%, i redditi da lavoro dipendente sono aumentati soltanto del 7,6%, porta Piga a precise riflessioni: «Questo significa che mediamente il potere d’acquisto dei lavoratori è sceso del 4%, colpendo in particolare le fasce più deboli, in primis giovani, precari, donne impegnate nei settori più a basso salario, come quello degli appalti di servizio».