Cure sanitarie agli immigrati, la Regione rispetti la Costituzione e le leggi
La Lega continua nella sua campagna contro gli immigrati che ha l’obiettivo esplicito di abbassarne il livello dei diritti, senz’altra ragione che non sia ideologica. Il resto della maggioranza ha subito questa posizione, producendo una serie di norme discriminatorie contro quelli regolarmente residenti in Regione, che contribuiscono allo sviluppo economico svolgendo quei lavori per i quali non si trova più mano d’opera, pagando le tasse, contribuendo a sostenere le dinamiche pensionistiche messe in crisi dalle tendenze demografiche. L’ultimo caso è quello del cosiddetto “bonus bebè”, nel quale la discriminazione è tanto più inaccettabile in quanto finisce per colpire neonati che non hanno nulla di diverso da quelli italiani se non, alle volte, il colore della pelle.
Un altro “filone” perseguito dai massimi esponenti della Lega, mira all’esclusione dall’ assistenza medica degli immigrati irregolari, a meno che non siano in pericolo di vita. Dopo il capogruppo in Consiglio regionale – il quale ha chiesto le dimissioni dei Direttori generali delle Aziende sanitarie che hanno richiamato con una circolare il dovere dei medici di rispettare le modalità attualmente in vigore – è intervenuto anche il presidente dell’assemblea, abbandonando quel senso della rappresentanza generale della comunità e quella attitudine all’imparzialità istituzionale che dovrebbero essere connaturate all’esercizio di un così alto ruolo.
La Cgil ha già espresso il suo giudizio politico ed etico. Ciò che colpisce è che in questa furia iconoclasta non si tengano in minimo conto i principi costituzionali e le norme in vigore. L’art. 32 della Costituzione recita testualmente: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce le cure agli indigenti”. Va notato che, mentre in molti articoli la Costituzione parla di diritti “dei cittadini”, in questa circostanza il riferimento è – non a caso –all’individuo, proprio perché riguarda ogni donna, ogni uomo, ogni bambino di qualsiasi religione o razza in qualunque condizione si trovi. Potrà sembrare strano a qualcuno, ma anche l’immigrato irregolare è un individuo. E spesso gli irregolari lo sono a causa delle convenienze del datore di lavoro, a cominciare dalle tante badanti assunte “in nero” per accudire i nostri anziani. Sarebbe veramente perverso che chi garantisce la salute dei nostri anziani non possa vedere garantita la propria.
Ma, oltre alla Costituzione, c’è il testo unico sull’immigrazione, ovvero la cosiddetta “Bossi-Fini”. L’abbiamo giudicata e la giudichiamo una legge restrittiva ed irrazionale, ma – come tutti, compreso Ballaman – siamo tenuti a rispettarla. All’art. 35 essa prevede che siano assicurate “le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti e comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia e infortunio e (siano) estesi i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva”. Ciò significa che, oltre alle prestazioni urgenti, sono garantite anche quelle relative a patologie non pericolose nell’immediato, ma che nel tempo potrebbero determinare maggior danno alla salute della persona, ed inoltre quelle volte ad assicurare il ciclo terapeutico e riabilitativo completo. A ciò si aggiunge – come elemento ulteriore – l’interesse della collettività ad essere tutelata da patologie infettive eventualmente “importate”. Vengono inoltre garantite la tutela della gravidanza e della maternità e la salute dei minori, a parità di condizione con i cittadini italiani. Tali misure di civiltà “non possono comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto”.
Dunque, al di là dei “chiarimenti” nella maggioranza, all’interno della quale sarebbe bene che ognuno assumesse le proprie responsabilità con trasparenza e senza opportunismi, se la Regione assumesse i provvedimenti auspicati dal Presidente del Consiglio regionale si collocherebbe fuori dalla Costituzione e dalle leggi. Ritengo inaccettabile questa posizione: se il Presidente non intende rispettarle, sia coerente e si dimetta da un incarico che gli affida il ruolo di massimo garante della legalità in regione.