Finanzaria Fvg, vietato tagliare il welfare
Meglio dirlo subito, a scanso di equivoci: per la Cgil Fvg non è sopportabile un taglio di 15 milioni sul welfare. Non si tratta, come qualcuno si affretterà a dire, di posizioni ideologiche. Si tratta di guardare in faccia il disagio economico e sociale che si diffonde, attestato da dati drammatici, e di dare risposte ai settori più esposti.
Nel 2012 vi erano in FVG, secondo i dati della Caritas, 43 mila famiglie sulla soglia della povertà. Nessuno ha dubbi sul fatto che quei dati, riferiti al 2011, siano peggiorati con l’estendersi della crisi. Recentissimi dati Inps attestano che il valore medio delle pensioni in FVG è di 808 euro (sotto la media nazionale che è di 881), che quasi la metà dei 435 mila pensionati incassano importi inferiori ai 500 euro e il 28% tra 500 e 1000.
In questa situazione le persone hanno bisogno di essere sostenute dalle istituzioni con ogni mezzo possibile: intervenire in decremento su tutte le voci del sociale, dal sistema integrato dei servizi socioassistenziali, alle misure di contrasto alla povertà, all’abbattimento delle rette delle case di riposo, al fondo per l’autonomia possibile, significa adottare la scelta dei tagli lineari su un settore che per definizione dovrebbe escluderli.
Se per la sanità i tagli possono probabilmente essere affrontati con interventi di riorganizzazione anche radicale (e su questo il sindacato ha sempre dato la propria disponibilità), sul sociale in senso stretto non si può raschiare oltre il fondo del barile. Chiediamo perciò che vengano ristabilite le poste nella misura dello scorso anno. Se vi sarà la necessità di un riordino del settore che sia più selettivo nell’individuazione degli strumenti e di limiti reddituali per accedere ai singoli istituti, siamo disponibili a discuterne. Ma a bocce ferme e in maniera condivisa e trasparente.
Franco Belci, segretario generale Cgil FVG