Progetto Memoria, l’appello di Boris Pahor al convegno dello Spi
«La presenza a questa iniziativa dello Spi nazionale, è la dimostrazione che quelle avvenute in queste terre durante il nazifascismo, sono vicende che devono far parte della memoria comune del nostro Paese». La segretaria generale nazionale dello Spi Cgil, Carla Cantone, ha spiegato così, oggi a Trieste, le ragioni dell’iniziativa “Memoria bene comune”, conclusa al Teatro Verdi con un convegno alla presenza della scrittore Boris Pahor e degli studenti dei Licei Galilei, Carducci e Slomšek, dopo le visite di ieri ai campi fascisti di Visco e Gonars e alla risiera di San Sabba.
«Con questa due giorni – ha dichiarato il segretario generale dello Spi Cgil Fvg, Ezio Medeot – il Sindacato pensionati Cgil intende ribadire il ruolo fondamentale degli anziani nel trasmettere alle nuove generazioni i valori e i principi fondanti della nostra democrazia, difesi dalla Resistenza e sanciti dalla Costituzione».
Valori e principi, come ha sottolineato la segretaria generale dello Spi di Trieste Giovanna Del Giudice, «che oggi devono essere alla base di un impegno contro i nuovi lager, come alcune case di riposo, i Cie e i manicomi giudiziari».
Obiettivo prioritario dell’iniziativa è quello di favorire la costruzione di una memoria condivisa e senza zone d’ombra, che contribuisca a far luce anche sulle responsabilità del regime fascista, spesso oscurate dalla politica, dalla storiografia, dai media. Un concetto, questo, fortemente sottolineato da Boris Pahor: «Esiste un colpevole silenzio – ha dichiarato lo scrittore dal palco del convegno – sui campi di concentramento fascisti, che furono attivi in queste terre. Come quelli di Arbe (Rab), Gonars e Visco, dove furono deportati circa 28mila sloveni, vittime di deportazioni e rastrellamenti che colpirono interi paesi, per fare terra bruciata attorno ai partigiani. Ecco perché apprezzo il coraggio di iniziative come questa, con le visite ai campi di Gonars e di Visco, e di spettacoli come “Magazzino 18”, che hanno il coraggio di affrontare temi tuttora scomodi come questi».
Un importante terreno di ricerca su quegli anni, secondo Tristano Matta, presidente dell’Istituto Livio Saranz, è quello delle deportazioni per lavoro coatto, «che colpirono migliaia di persone di queste terre – ha detto Matta – e che ebbero un ruolo fondamentale nel sostegno allo sforzo bellico nazista». Da qui l’intenzione dell’istituto, che fa capo alla Cgil di Trieste, di presentare un progetto specifico su questo tema, anche con il sostegno delle istituzioni locali.