Transfrontalieri oltre quota 15mila. Cresce il lavoro nero
La crisi non ferma i flussi di lavoro transfrontaliero da e verso l’Italia. Si calcola infatti che siano tra i 15 e i 18mila i lavoratori frontalieri attivi nell’area che comprende il Fvg, la Slovenia e il sud-ovest della Croazia. Ma a crescere, più che le assunzioni regolari, è soprattutto il lavoro nero, anche a causa di una legislazione che tuttora non equipara al 100% il lavoro di italiani e sloveni al di là dei rispettivi confini, in particolare nell’accesso agli ammortizzatori. Ecco perché servono ulteriori passi in avanti sia per monitorare i flussi, sia per garantire una reale parità di diritti ai lavoratori transfrontalieri, senza vincoli legati alla residenza.
A chiederlo è il Consiglio sindacale interregionale Fvg-Slovenia, che riunisce Cgil-Cisl-Uil e i due principali sindacati sloveni, Zsss e Ks 90, in occasione del tradizionale incontro bilaterale organizzato ogni anno in vista del Primo Maggio. L’appuntamento, aperto alla stampa, è per le 11 di domani, mercoledì 23 aprile, nella sede del municipio di Sezana, in Slovenia, alla presenza dei segretari regionali Franco Belci, Giovanni Fania e Giacinto Menis per Cgil-Cisl-Uil, e dei presidenti nazionali Dušan Semolič (Zsss) e Peter Majcen (Ks ’90) per i sindacati sloveni. Nell’occasione sarà presentato un documento bilaterale che pone al centro le richieste di un’Europa più giusta e solidale e di nuove politiche economiche e industriali che escano dalla logica dell’austerity.