Reddito di inserimento, avviare subito il confronto

Sì a un reddito “garantito”, ma legato all’inserimento o al reinserimento nel mercato del lavoro. Solo così, infatti, un intervento della Regione in materia avrebbe la possibilità di essere incisivo, senza risolversi in una misura incapace di intervenire in modo strutturale sulla crisi. A sostenerlo è la Cgil Fvg, con il segretario generale Franco Belci, che chiede l’apertura di un confronto «più volte sollecitato» all’assessore Panariti.
INSERIMENTO. «La proposta di legge del Movimento 5 Stelle sul cosiddetto reddito di cittadinanza – spiega Belci – ha avuto il merito di riaprire il dibattito sulla questione, che però va contestualizzata. Innanzitutto è sbagliato pensare di affrontare tutti i problemi con un unico strumento: lotta alla povertà e all’esclusione sociale, sostegno al reddito, inserimento nel mercato del lavoro sono cose diverse e richiedono strumenti diversi che vanno raccordati con quelli nazionali. Un beneficio universale, oltre a rivelarsi insostenibile finanziariamente, come ha dimostrato l’esperienza della Giunta Illy, finirebbe per creare nuove diseguaglianze».
FVG. ITALIA, EUROPA. L’unico intervento concretamente applicato in Italia riguarda peraltro la Provincia di Trento e prevede, in sostanza, un reddito di garanzia di 6.500 euro per ogni nucleo familiare sotto il livello dell’incapienza. Quanto al confronto con l’Europa, nessun Paese Ue prevede un reddito di cittadinanza, ma quasi tutti, con Italia e Grecia come eccezioni più rilevanti, hanno un salario minimo definito per legge calcolato su base oraria, molto diverso tra l’altro da Paese a Paese.
DOPPIO BINARIO. Quello che va avviato, per la Cgil, è un percorso in due direzioni. Da un lato un’azione in sede di Conferenza Stato-Regioni per sollecitare un intervento legislativo nazionale che definisca livelli essenziali di assistenza come “plafond” per le eventuali misure regionali; dall’altro sperimentazioni di carattere regionale che possono già essere avviate in assenza di una norma nazionale. «Per questo – conclude Belci – è indispensabile che la Giunta avvii subito un confronto tecnico con le parti sociali, per verificare le possibilità di un intervento, da realizzare con la gradualità necessaria e attraverso criteri di priorità, alla luce di ipotesi concrete di copertura finanziaria. Ulteriori ritardi sarebbero incomprensibili».