Sos dal Friuli, cambiare la Fornero per rilanciare l’occupazione
Una decisione unitaria delle confederazioni nazionali sulle iniziative da mettere in campo in merito alla legge delega del lavoro in discussione al Senato. E’ quanto auspicano i delegati di Cgil, Cisl Uil della provincia di Udine, riuniti oggi in un attivo unitario nella sede della Cgil, alla presenza dei segretari generali Alessandro Forabosco (Cgil), Roberto Muradore e Franco Colautti (Cisl Udine e Alto Friuli) e Ferdinando Ceschia (Uil).
ASSEMBLEE. L’attivo è stato convocato per tracciare un bilancio delle 176 asssemblee organizzate per discutere della piattaforma unitaria su fisco e previdenza, che hanno interessato 152 aziende e coinvolto 6mila persone, tra lavoratori attivi e pensionati, in tutto il territorio provinciale. «La stessa unità d’intenti mostrata dal sindacato nel rivendicare una modifica della legge Fornero e la necessità di una riduzione delle tasse su lavoro dipendente e pensioni – dichiarano i segretari – deve essere messa in campo per incidere sull’iter parlamentare del jobs act, nella consapevolezza che il rilancio occupazionale non si fa soltanto per legge, ma soprattutto attraverso una politica economica e fiscale capace di rilanciare gli investimenti pubblici e privati e la domanda interna».
CAMBIARE LA FORNERO. Per affrontare l’emergenza occupazione, secondo i sindacati, una delle grandi priorità è la modifica della riforma Fornero, che con la sua rigidità ha accentuato l’impatto della crisi anche in provincia, dove la quasi totalità dei 13mila posti persi dall’inizio della crisi si concentra nelle fasce giovanili. Non è l’unico effetto perverso di una riforma che lascia tuttora nel limbo decine di migliaia di esodati a livello nazionale, di cui circa 200 a livello provinciale. Ecco perché i sindacati chiedono di reintrodurre misure che garantiscano una maggiore flessibilità al sistema, a partire dall’eliminazione di qualsiasi penalizzazione per chi accede alla pensione prima dei 62 anni in presenza di un’anzianità contributiva di almeno 41 anni: «Penalizzazioni che gravano soprattutto su lavoratori che hanno svolto in prevalenza attività manuali e quindi maggiormente usuranti».
SOS EVASIONE. Quanto al fisco, i sindacati chiedono di rendere strutturale il bonus di 80 euro e la sua estensione ai pensionati. Rivendicato inoltre il potenziamento dei benefici per le famiglie con figli a carico. «Misure praticabili – secondo i segretari dei sindacati confederali friulani – se il Governo e la pubblica amministrazione, a tutti i livelli, sapranno portare avanti una lotta strutturale all’evasione, destinando le risorse così recuperate alla riduzione della pressione fiscale su lavoro e pensioni e al sostegno al welfare locale. Su questo versante, però, esiste un colpevole ritardo da parte dei comuni del Fvg, visto e considerato che sono soltanto 8, nella nostra regione, quelli che hanno stipulato protocolli anti evasione con l’Agenzia delle Entrate, a fronte di un peso del sommerso che sempre a livello regionale è superiore ai 100 miliardi e di un forte aumento delle imposte locali, caratterizzate peraltro da livelli inaccettabili di sperequazione tra comune e comune. Da qui l’esigenza di un rilancio della contrattazione territoriale tra sindacati ed enti locali».
ASSEMBLEE. L’attivo è stato convocato per tracciare un bilancio delle 176 asssemblee organizzate per discutere della piattaforma unitaria su fisco e previdenza, che hanno interessato 152 aziende e coinvolto 6mila persone, tra lavoratori attivi e pensionati, in tutto il territorio provinciale. «La stessa unità d’intenti mostrata dal sindacato nel rivendicare una modifica della legge Fornero e la necessità di una riduzione delle tasse su lavoro dipendente e pensioni – dichiarano i segretari – deve essere messa in campo per incidere sull’iter parlamentare del jobs act, nella consapevolezza che il rilancio occupazionale non si fa soltanto per legge, ma soprattutto attraverso una politica economica e fiscale capace di rilanciare gli investimenti pubblici e privati e la domanda interna».
CAMBIARE LA FORNERO. Per affrontare l’emergenza occupazione, secondo i sindacati, una delle grandi priorità è la modifica della riforma Fornero, che con la sua rigidità ha accentuato l’impatto della crisi anche in provincia, dove la quasi totalità dei 13mila posti persi dall’inizio della crisi si concentra nelle fasce giovanili. Non è l’unico effetto perverso di una riforma che lascia tuttora nel limbo decine di migliaia di esodati a livello nazionale, di cui circa 200 a livello provinciale. Ecco perché i sindacati chiedono di reintrodurre misure che garantiscano una maggiore flessibilità al sistema, a partire dall’eliminazione di qualsiasi penalizzazione per chi accede alla pensione prima dei 62 anni in presenza di un’anzianità contributiva di almeno 41 anni: «Penalizzazioni che gravano soprattutto su lavoratori che hanno svolto in prevalenza attività manuali e quindi maggiormente usuranti».
SOS EVASIONE. Quanto al fisco, i sindacati chiedono di rendere strutturale il bonus di 80 euro e la sua estensione ai pensionati. Rivendicato inoltre il potenziamento dei benefici per le famiglie con figli a carico. «Misure praticabili – secondo i segretari dei sindacati confederali friulani – se il Governo e la pubblica amministrazione, a tutti i livelli, sapranno portare avanti una lotta strutturale all’evasione, destinando le risorse così recuperate alla riduzione della pressione fiscale su lavoro e pensioni e al sostegno al welfare locale. Su questo versante, però, esiste un colpevole ritardo da parte dei comuni del Fvg, visto e considerato che sono soltanto 8, nella nostra regione, quelli che hanno stipulato protocolli anti evasione con l’Agenzia delle Entrate, a fronte di un peso del sommerso che sempre a livello regionale è superiore ai 100 miliardi e di un forte aumento delle imposte locali, caratterizzate peraltro da livelli inaccettabili di sperequazione tra comune e comune. Da qui l’esigenza di un rilancio della contrattazione territoriale tra sindacati ed enti locali».