Bonus reimpiego, ecco i disoccupati di serie B
«Se l’obiettivo è quello di
favorire il reimpiego di persone che hanno perso il lavoro a seguito di crisi
aziendali, davvero non si vede il senso di vincolare il contributo a criteri
legati alla residenza degli assunti. Questo significa distinguere tra
disoccupati di serie A e di serie B, penalizzando non solo gli stranieri, ma
anche italiani provenienti da altre regioni». Il segretario generale della Cgil
Fvg esprime così la sua contrarietà all’introduzione, nel disegno di legge omnibus
approvato ieri dalla giunta, del vincolo di 5 anni di residenza per l’accesso
ai contributi regionali per il ricollocamento di lavoratori licenziati in
seguito a crisi aziendali. «E’ una norma – spiega Pezzetta – che ci lascia
esterrefatti: al di là della nostra contrarietà a paletti che vincolino l’accesso
al welfare e al lavoro a criteri di tipo etnico o legati alla residenza
pregressa, infatti, qui si andranno a colpire, nella stragrande maggioranza dei
casi, persone già residenti in regione ai tempi del licenziamento, rendendo
doppiamente inaccettabile la discriminazione. Non risponde al vero, inoltre, la
tesi secondo la quale gli stranieri con permesso di soggiorno per lavoro non
vengono assunti a tempo indeterminato e quindi non rientrerebbero tra i
licenziati ammessi al bonus. Uno straniero può essere assunto a tempo
indeterminato: è solo il permesso che va rinnovato, non il contratto».
Pezzetta, infine, giudica solo
«teorico e per nulla realistico» il rischio di “importare” disoccupati da altri
Paesi o da altre regioni: «Si tratta di un’ipotesi talmente residuale –
conclude il segretario della Cgil – da rendere di fatto irrilevante qualsiasi
paletto posto in materia».
favorire il reimpiego di persone che hanno perso il lavoro a seguito di crisi
aziendali, davvero non si vede il senso di vincolare il contributo a criteri
legati alla residenza degli assunti. Questo significa distinguere tra
disoccupati di serie A e di serie B, penalizzando non solo gli stranieri, ma
anche italiani provenienti da altre regioni». Il segretario generale della Cgil
Fvg esprime così la sua contrarietà all’introduzione, nel disegno di legge omnibus
approvato ieri dalla giunta, del vincolo di 5 anni di residenza per l’accesso
ai contributi regionali per il ricollocamento di lavoratori licenziati in
seguito a crisi aziendali. «E’ una norma – spiega Pezzetta – che ci lascia
esterrefatti: al di là della nostra contrarietà a paletti che vincolino l’accesso
al welfare e al lavoro a criteri di tipo etnico o legati alla residenza
pregressa, infatti, qui si andranno a colpire, nella stragrande maggioranza dei
casi, persone già residenti in regione ai tempi del licenziamento, rendendo
doppiamente inaccettabile la discriminazione. Non risponde al vero, inoltre, la
tesi secondo la quale gli stranieri con permesso di soggiorno per lavoro non
vengono assunti a tempo indeterminato e quindi non rientrerebbero tra i
licenziati ammessi al bonus. Uno straniero può essere assunto a tempo
indeterminato: è solo il permesso che va rinnovato, non il contratto».
Pezzetta, infine, giudica solo
«teorico e per nulla realistico» il rischio di “importare” disoccupati da altri
Paesi o da altre regioni: «Si tratta di un’ipotesi talmente residuale –
conclude il segretario della Cgil – da rendere di fatto irrilevante qualsiasi
paletto posto in materia».