Case di riposo, ritardi nel processo di riclassificazione
Luci e ombre nel processo di riqualificazione delle case di riposo del Friuli Venezia Giulia. A fare il punto, dopo l’incontro tenutosi nei giorni scorsi con l’assessore alla Salute Maria Sandra Telesca, le segreterie regionali di Cgil e Cisl, con i responsabili sanità e welfare Orietta Olivo (Cgil), Luciano Bordin (Cisl) e Magda Gruarin (Uil).
RITARDI. Se da un lato giudicano positivamente le novità cui sta lavorando la Regione per migliorare le modalità di sostegno al settore e impedire che i costi della riclassificazione – e del futuro accreditamento – ricadano sugli utenti, i sindacati lamentano ritardi nell’iter della riqualificazione. A preoccupare, in particolare, è lo slittamento a marzo 2018 del termine conclusivo fissato per le polifunzionali di Trieste, «proprio le strutture, in larga maggioranza private, dove si riscontrano con maggiore frequenza criticità». Essendo stato fissato un nuovo termine molto vicino alla scadenza elettorale della prossima primavera, il timore dei sindacati è che «per le residenze triestine il processo non si concluda con la legislatura in corso, con rischi concreti di un rinvio che potrebbe anche rivelarsi a tempo indeterminato».
PERSONALE. Altro tema centrale dell’incontro con Telesca quella della formazione degli operatori, nella consapevolezza che con il nuovo regolamento del settore, il numero 144, sarà la figura di riferimento per l’assistenza sarà l’Operatore socio-sanitario (Oss). Proprio per questo, secondo i sindacati, è necessario un sensibile incremento del numero di nuovi Oss formati in regione. «Per chi non ha la qualifica di Oss ma altri titoli minori accompagnati dall’anzianità lavorativa – spiegano i segretari – la Regione ha provveduto a una formazione complementare, le cosiddette misure compensative, che in questi ultimi anni ha permesso a più di duemila persone di diventare Oss. Ma serve uno sforzo maggiore, anche in considerazione del nuovo concorso per Oss bandito dal servizio sanitario regionale, dopo quello del 2016, che rischia di svuotare le case di riposo. A fianco dei corsi di formazione per gli operatori senza qualifica vanno quindi incrementati anche quelli per disoccupati, anche in considerazione dei 2mila candidati che si sono presentati alle recenti selezioni a Udine e Trieste».
600 OSS ALL’ANNO. Cgil, Cisl e Uil stimano un fabbisogno di circa 600 nuovi Oss all’anno, il doppio di quanti ne vengono attualmente formati. «C’è una forte domanda di operatori – concludono Olivo, Bordin e Gruarin- sia nella sanità che nel sociale, e ci sono le persone che vogliono fare questo mestiere. La Regione, da parte sua, ha la capacità formativa, e aumentare il numero di tirocinanti in servizio risponde anche a un interesse futuro delle aziende sanitarie. Serve quindi uno sforzo comune che deve coinvolgere tutta la Giunta e anche l’assessorato al lavoro, chiamati a trovare le risorse per rispondere a una finalità che non è soltanto socio-sanitaria, ma anche occupazionale».