Cgil e Pd, da Renzi una battuta sbagliata

Capita a tutti di fare battute sbagliate come quelle di Renzi sulla Cgil: sarebbe sufficiente correggerle. Se dovessimo invece prenderle sul serio, risponderemmo che la Cgil è la rappresentanza organizzata dei suoi 5 milioni e 700 mila iscritti, non, come adombra il premier, un’azienda che utilizza la formazione o altri strumenti per fare business. E’ uno sport che lasciamo ad altri che lo praticano assiduamente, come si è visto in questi giorni a Milano e in Parlamento.
Non essendo un partito di opinione ma una comunità di lavoratori e pensionati, e purtroppo anche di precari, licenziati e cassintegrati, non abbiamo alcun bisogno di fare le primarie. Gli iscritti e i lavoratori contano ogni giorno, non una volta ogni 5 anni, e a loro spetta sempre l’ultima parola su ciò che facciamo: sarà così anche sull’accordo Electrolux. Ed è stato così anche nel percorso congressuale, articolato su migliaia di assemblee nelle quali si è votato su programmi e non sulle persone che li sostengono. Solo alla fine del percorso il direttivo, espresso da mille delegati, elegge il segretario generale. E’ sicuramente un iter troppo lungo, che va semplificato senza fare a meno della fatica della democrazia. Ma non intendiamo trasformarlo in un derby tra leader. Abbiamo bisogno dell’esatto contrario: aumentare la collegialità nelle decisioni, rendere la partecipazione ancora più ampia e allo stesso tempo assumere decisioni in tempi rapidi.
Il nostro obiettivo non è rallentare, ma accelerare i processi, risolvere i problemi con i confronti che servono, non uno di più del necessario, in un rapporto di reciproca autonomia con la politica, fondata però sul reciproco rispetto.
Non ho capito perché il premier abbia voluto contrapporre, in vista delle elezioni del 25 maggio, il voto al Pd e il voto alla Cgil. Spero spieghi cosa intendeva dire. Ma se il messaggio era proprio quello, seguirei il suo consiglio, da iscritto alla Cgil. Come Renzi ama ripetere, non è necessario andare d’accordo su tutto.
Franco Belci, segretario generale Cgil Fvg