Cgil verso lo sciopero generale. In Fvg lo stop sarà di 8 ore
Lo sciopero generale del 6 maggio, in Friuli Venezia Giulia, sarà proclamato per l’intera giornata: 8 ore di astensione dal lavoro, quindi, in tutti i settori pubblici e privati. Ad annunciarlo il segretario regionale della Cgil Franco Belci: «In questo modo – spiega – vogliamo dare un segnale forte anche alla Giunta regionale. Non solo per esprimere la nostra contrarietà alle politiche adottate dall’attuale maggioranza su comparto unico, sanità, immigrazione, ma anche per denunciare l’assenza di un reale confronto con le parti sociali».
L’annuncio è stato dato questa mattina in occasione dell’incontro “L’Italia del lavoro, parlano i protagonisti”, tenutosi all’Enaip di Pasian di Prato. Sul palco, oltre a Belci e ad altri sindacalisti Cgil, anche cassintegrati, precari, immigrati, studenti, pensionati, per raccontare il volto reale di una crisi che ancora non allenta la presa. Una crisi raccontata anche dalla lunga fila di cartelli appesi sui muri della sala, con i nomi delle decine di aziende del Friuli Venezia Giulia chiuse o in cassa integrazione.
Nelle parole dei lavoratori la preoccupazione per uno scenario condizionato non solo dalla crisi, ma anche da un progressivo peggioramento del quadro legislativo e contrattuale. «Questi i motivi alla base dello sciopero nazionale, con cui
Occupazione, contratti, difesa della scuola e della sanità pubblica. Queste le grandi priorità che
Altro fronte aperto quello della scuola. Non solo per i tagli al personale, ripetutamente denunciati dalla Flc e dagli altri sindacati di categoria, ma anche per la situazione dell’edilizia scolastica. «Il rapporto di Legambiente – spiega Belci – ci dice che i fondo sull’edilizia, tra il 2009 e il 2010, sono scesi quasi del 20%, quando il 50% delle scuole, in Fvg, avrebbe bisogno di interventi urgenti, contro una media nazionale del 36%, e solo il 53,6% degli edifici scolastici possiede un regolare certificato di agibilità. Su questi temi siamo pronti ad aprire un fronte di mobilitazione, non solo a livello nazionale, ma anche per rivendicare maggiori risorse a livello regionale e locale».