Commercio, allarme cassa in deroga
Allarme cassa in deroga nel terziario. Tra gennaio e giugno, infatti, le
richieste presentate all’ente bilaterale regionale del commercio hanno già
raggiunto il dato complessivo del 2013. Se le ore autorizzate sono invece al di
sotto dello scorso anno, al 30 giugno 802mila ore contro le 1.060mila del primo
semestre 2012, è per lo stop delle autorizzazioni per mancanza di fondi tra
marzo e maggio. Il rischio, in ogni caso, è che la nuova ripartizione dei fondi
sulla cassa in deroga alle regioni, decisa a giungo dal Governo, non sia
sufficiente a coprire le richieste.
«Stiamo toccando con mano quanto sia urgente una vera riforma degli
ammortizzatori sociali, per garantire una reale copertura a tutti i settori e a
tutte le tipologie di lavoro». A dirlo è la segretaria regionale della Filcams
Cgil Susanna Pellegrini, nel giorno in cui la categoria, alla presenza del
leader nazionale Franco Martini, riunisce a Udine i suoi delegati. All’ordine
del giorno da discussione della piattaforma unitaria sul rinnovo del contratto
nazionale, approvata un mese fa.
Ma il confronto sul contratto è anche l’occasione per l’analisi di una crisi
che ha un impatto sempre più pesante anche sul commercio, con i consumi in calo
sia nell’alimentare (-1,6%) che nel no-food,
e con punte drammatiche sui beni durevoli. «In una regione a forte vocazione manifatturiera
come il Fvg – dichiara Pellegrini – se il sistema produttivo si sgretola, il
commercio non può sopravvivere. La priorità, quindi, è da un lato quella di
garantire più reddito alle persone, dall’altro quella di ripensare il modello
produttivo e distributivo, mettendo da parte una volta per tutte le folle idea
che i centri commerciali possano sostituirsi alle industrie. La Regione su questo può
svolgere un ruolo importante, avviando subito un confronto volto a riprendere
in mano la regolamentazione di licenze e orari».
Un tema, quest’ultimo, che giocherà un peso decisivo anche nella vertenza sul
rinnovo di categoria, come dimostra l’uscita di Federdistribuzione da
Confcommercio, prelusio alla firma di due diversi contratti nazionali. Proprio per arginare il rischio di
ricadute negative in termini di diversificazione dei trattamenti
e dumping
contrattuale,
i sindacati hanno superato le divisioni del passato e varato una piattaforma
unitaria che ha l’obiettivo, come ha spiegato Pellegrini, di «contrastare
la
precarietà
contrattuale
ed
economica
caratterizzano
in modo sempre più
diffuso il
comparto».