Commercio: domeniche e concorrenza slovena sono falsi problemi




Il tetto di legge alle aperture festive e la concorrenza slovena alla rete commerciale triestina sono due falsi problemi. A sostenerlo il segretario regionale della Cgil Franco Belci, che torna a prendere posizione contro le modifiche alla legge Ciriani sollecitate da parte della maggioranza e annunciate anche dall’assessore in pectore al commercio Angela Brandi.
Belci prende spunto dall’indagine sulle aperture festive finanziata dalla Regione e condotta nell’ambito del “libro bianco” sul commercio: «I dati che ne emergono – commenta il segretario – confermano quanto sia pretestuosa la richiesta di ampliare le aperture domenicali e di estendere a Trieste il regime di deregulation. Per l’80% dei cittadini le 29 domeniche di apertura sono infatti sufficienti. A Trieste il numero di coloro che rivendicano maggiori aperture sale dal 20 al 30%: non certo un movimento di massa. Quanto alla concorrenza della grande distribuzione slovena, il problema c’è ma è legato ai prezzi, non certo alla possibilità di aprire tutte le domeniche».
Altre, secondo Belci, sono le priorità evidenziate dal libro bianco: l’estensione degli orari continuati, sollecitata dal 60% dei cittadini intervistati, e delle aperture serali fino alle 22, opportuna per il 31% del campione. sarebbe opportuna l’apertura serale fino alle 22. Su questi punti il segretario esprime piena disponibilità al confronto da parte del sindacato: «Siamo sicuramente disposti – dichiara – a discutere di estensione degli orari per venire veramente incontro alle esigenze del cittadino e di assunzioni stabili e turnazioni per garantire quell’estensione. Non siamo disposti invece ad accettare un aumento delle domeniche quale mediazione politica all’interno della maggioranza, tanto più che i consiglieri triestini hanno detto che insisteranno per il riconoscimento del capoluogo regionale come città d’arte».
L’insistenza con cui viene posta la “questione triestina”, secondo Belci, è legata alle pressioni degli ipermercati collocati fuori dal perimetro del centro storico del capoluogo regionale. «Lo si dica apertamente – conclude Belci –, così forse non giocheremo a carte truccate. E una volta ridimensionato il problema, può darsi perfino che si possano trovare soluzioni. A patto che non ci si nasconda dietro al ricatto del mantenimento dell’occupazione o delle esigenze dei cittadini, che sono altre, come i numeri attestano.