Comparto unico, inaccettabile il rinvio della trattativa
«C’è un problema sempre più evidente di credibilità degli interlocutori: prendere tempo con l’unico scopo di rinviare a dopo il voto la questione del rinnovo contrattuale, infatti, è l’ennesima prova del fallimento della politica sul personale portata avanti dall’Anci e dalla Giunta regionale e della scarsa affidabilità delle controparti». Nel giorno in cui i rispettivi sindacati del pubblico impiego recapitano nella sede dell’Anci i 9.000 “no” della consultazione sull’accordo separato dello scorso dicembre, anche i segretari generali confederali di Cgil, Uil, Ugl e Cisal denunciano duramente l’atteggiamento della parte datoriale.
«Giunta regionale e Anci – dichiarano Franco Belci (Cgil), Luca Visentini (Uil), Matteo Cernigoi (Ugl) e Roberto Crucil (Cisal) – non hanno ancora risposto alla proposta presentata unitariamente dalle confederazioni che rappresentiamo alla ripresa della trattativa. Un atteggiamento inaccettabile, irrispettoso dei lavoratori che hanno votato due volte: prima per la consultazione sul comparto, poi per il rinnovo delle Rsu, esprimendo un giudizio che non può lasciare adito a dubbi. Se Garlatti e Pizzolitto credono di non avere titolo a chiudere la trattativa, siano coerenti e diano le dimissioni, senza trincerarsi dietro alla scusa delle imminenti elezioni amministrative».
Altrettanto pretestuosi, per i sindacati, i pretesi obiettivi di razionalizzazione dei costi della macchina amministrativa regionale: «Ai dipendenti del comparto unico – dichiarano ancora Belci, Visentini, Cernigoi e Crucil – si nega un rinnovo atteso da 40 mesi, con un aumento salariale del 3,2% per il biennio 2008-2009. Oltre al danno, poi, c’è la beffa dell’indennità di vacanza contrattuale, ridotta per legge dall’1,5 allo 0,5%. Tutto questo mentre in un solo anno, tra il 2009 e il 2010, i costi di funzionamento di Giunta e Consiglio regionale sono aumentati del 5%, con 1,2 milioni di maggiore aggravio per i cittadini, e la spesa per consulenze della sola Regione, senza considerare quelle degli enti locali, addirittura del 50%, salendo dai 4 milioni del 2009 ai 6 del