Comparto unico, prosegue lo stato di agitazione
«Tondo li accusa di essere dei privilegiati, ma in realtà i dipendenti pubblici rischiano di essere penalizzati tre volte. Dalla leggina sul rinnovo 2007-2008, che prevede aumenti più bassi del tasso d’inflazione, dal blocco dei contratti pubblici che scatterà con il 1° gennaio 2011 e infine dal taglio all’indennità di vacanza contrattuale, che in Fvg è stata ridotta allo 0,5% annuo, un terzo di quanto previsto a livello nazionale». Il segretario regionale della Uil Luca Visentini replica così alle dichiarazioni e ai numeri di Tondo e Garlatti. Parole, le sue, che esprimono anche la posizione di Cgil, Ugl e Cisal, le quattro organizzazioni che continuano a respingere l’intesa separata sul contratto e la norma sul pagamento degli acconti ai dipendenti del comparto, approvata nell’ambito della Finanziaria 2011.
Confermato quindi lo stato di agitazione, come la volontà di contrastare anche per via legale la legge approvata dalla Giunta, come hanno confermato Uil, Cgil, Ugl e Cisal nel corso di una conferenza stampa tenutasi stamane a Trieste. Quanto alla data del secondo sciopero, oltre al blocco degli straordinari e all’astensione di due ore dello scorso 17 dicembre, verrà decisa a gennaio, dopo la nuova tornata di assemblee già programmate dalle sigle contrari all’intesa.
«Dall’inizio della trattativa – ha spiegato ancora Visentini – abbiamo presentato ben tre proposte di mediazione. L’accordo separato, invece, è stato siglato sulle stesse cifre della prima proposta Tondo. Sostengono che la differenza salariale è solo di 6 euro mensili? Allora ce li diano, visto che questo comporta una spesa aggiuntiva di 2 milioni all’anno, molto poco rispetto ad altre poste della Finanziaria, come i 25 milioni stanziati per la scuola privata». Sulla stessa linea anche il segretario della Uil pubblico impiego Maurizio Burlo: «C’è dialogo – ha detto – solo quando la disponibilità a mediare esiste da entrambe le parti. È inaccettabile poi che sul capitolo del rinnovo vengano caricate le risorse, pari a 1,8 milioni, necessarie a chiudere la vertenza sulla polizia municipale. In questo modo, infatti, il conto lo pagano i lavoratori».
Il nodo del contendere, come detto, è legato a una differenza di 2 milioni: tanto separa i 19 milioni stanziati dalla Regione dai 21 chiesti dai sindacati che non hanno firmato. «Ma i conti fatti da Garlatti – ha accusato la segretaria regionale della Fp-Cgil Mafalda Ferletti – sono sempre stati poco chiari. L’assessore parla di una massa salariale di 602 milioni, ma la documentazione che attesta questa spesa non è mai stata fornita. Quel valore, del resto, viene smentito da altre dichiarazioni fatte dallo stesso assessore. Evidente che la massa salariale è stata volutamente sottostimata, per dare ai lavoratori del comparto aumenti più bassi di quelli pagati in Italia, pari al 3,2%, come previsto dall’intesa Stato-Regioni del 2008. Altrettanto evidente, inoltre, che non può essere stata la Corte dei Conti a chiedere una riduzione degli aumenti, come sostenuto da Tondo e Garlatti. Se la Giunta vuole riaprire la trattativa, come chiediamo, ci aspettiamo che lo faccia su basi più solide e trasparenti».
Sempre sulle cifre, Uil, Cgil, Uigl e Cisal giudicano strumentali i dati forniti da Tondo nella conferenza stampa del 23 dicembre: «Se è vero che l’istituzione del comparto unico – ha spiegato Visentini – ha comportato un aumento dei costi del personale, ha consentito una mobilità del personale che rappresenta una risorsa importante. I costi dei dipendenti pubblici in Fvg? Sono maggiori rispetto a quelli delle regioni ordinarie, rispetto alle quali abbiamo maggiori competenze, ma largamente più bassi rispetto alla media delle altre regioni speciali».
Ma le accuse non si fermano qui. Se il segretario regionale Ugl Matteo Cernigoi chiede alla Giunta di tagliare sulle consulenze invece che sul contratto, Paola Alzetta della Cisal punta il dito contro le promesse non mantenute da Garlatti: «Aveva annunciato una grande riorganizzazione della macchina amministrativa, ma della sua riforma non abbiamo visto neppure le linee guida: solo dichiarazioni alla stampa e qualche blitz legislativo, come quello sulla vice dirigenza. L’unica realtà sono i tagli: nel 2011 saranno 200 i dipendenti regionali che andranno in pensione senza essere sostituiti, con un risparmio di 3,5 milioni per le casse della Regione».