Credito, allarme Fisac: “Resta alto il ricorso ai derivati”
«La scorciatoia della finanza creativa è una tentazione che
resiste alla crisi. Anzi, spesso è proprio la crisi ad accentuare la pressione
sull’utilizzo di derivati e prodotti finanziari ad alto rischio, perché questi
vengono visti come una possibile soluzione per incrementare gli utilidelle
banche, stretti nella morsa tra contrazione degli impieghi, riduzione dei
margini d’intermediazione e aumento delle sofferenze». E’ l’allarme lanciato dal
segretario regionale della Fisac Cgil Mattia Grion, in occasione di una tavola
rotonda tenutasi oggi nella sede della Camera del lavoro di Udine, con la
partecipazione di David Romano, responsabile dell’area Nordest di Banca Etica.
Questo stato di fatto, per Grion, non di riflette soltanto sull’andamento degli
impieghi, -3,6% in regione nel 2012, ma anche sulla professionalità dei
lavoratori: «Sui quali – ha spiegato – crescono le pressioni di tipo
commerciale». Se la preoccupazione maggiore della categoria, ovviamente, resta
legata agli effetti delle crisi e delle politiche di esternalizzazione che
colpiscono il settore, da Hypo Bank Italia a Ubis Unicredit, resta alto l’allarme
per il corto circuito nel rapporto tra banche da un lato, imprese e famiglie
dall’altro.
In un quadro sicuramente negativo per il credito, va sicuramente in
controtendenza Banca Etica. Più 10,5% nella raccolta, +11% negli impieghi e un
livello di sofferenze, sia pure in crescita, resta nettamente al di sotto della
media del settore, con un volume complessivo tra attività deteriorate e
sofferenze nette che supera di poco il 55 degli impieghi. Da qui l’utile netto
di 1,7 milioni con cui il gruppo ha chiuso l’esercizio 2012. «A dimostrazione –
ha commentato il responsabile Nordest Bruno Romanio – che un modo diverso di
fare banca è possibile».