Da Liva a Casotto: passaggio del testimone per la Cgil Gorizia
Arriva ancora una volta dai metalmeccanici il segretario generale della Cgil Gorizia. Il nuovo numero uno è Thomas Casotto, che succede a Paolo Liva, giunto dopo otto anni alla scadenza del suo secondo mandato alla guida della Camera del lavoro. Casotto, nato a Trieste 44 anni fa, aveva lasciato un mese fa la guida della Fiom provinciale, la categoria nella quale era entrato in Cgil, nel 1997 come delegato alla Eaton, e aveva compiuto fino a ieri tutta la sua esperiernza di sindacalista. Unanime la convergenza dell’assemblea sul suo nome, che ha ricevuto 32 consensi su 33 votanti, con un solo astenuto e nessun contrario.
«Una fiducia – commenta il neosegretario – che rappresenta la miglior partenza ed è testimonianza di una piena continuità d’intenti con il segretario uscente, cui vanno tutti i miei ringraziamenti e la mia stima». Le difficoltà però non mancano, e sono quelle poste da una crisi tutt’altro che superata: «L’economia e l’occupazione non ripartono, a livello locale come su scala nazionale – dichiara Casotto -e le misure di questo Governo di sicuro non stanno dando una spinta. Il jobs act e la riforma dell’articolo 18 erano stati spacciati come uno strumento per attrarre investimenti esteri, ma fin qui sono state soltanto un fattore di ulteriore precarizzazione del mercato del lavoro. Si spiega anche così, con l’incapacità di mettere in campo politiche in grado di fonteggiare e superare la crisi, l’allontanamento dei cittadini dalla politica, testimoniata una volta di più, sul nostro territorio, dai minimi storici di affluenza alle elezioni amministrative».
E’ proprio sui problemi del territorio che la Cgil, oltre 15mila iscritti in provincia tra attivi e pensionati, intende rafforzare la sua azione di tutela dentro e fuori dalle fabbriche. «Quella che stiamo attraversando è una stragione cruciale dal punto di vista sindacale e sociale. In provincia abbiamo una disoccupazione che sfiora il 9%, probabilmente sottostimata, ma anche una precarietà in continua espansione e più della metà dei lavoratori dipendenti attivi con i salari fermi, perché il loro contratto nazionale è scaduto».
Di fronte a questa crisi, la Cgil crede poco alla riproposizione di strumenti di stampo localistico e protezionistico come la zona franca: «Mi sembrano soluzioni anacronistiche – dichiara Casotto – e destinate ad avere breve durata. A Gorizia come a tutto il paese servono cure vere, cioè politiche industriali degne di questo nome, non palliativi dei quali oltretutto nessuno riesce a ipotizzare le eventuali ricadute occupazionali».
Tra le priorità del nuovo segretario anche un’azione forte nei confronti della principale realtà produttiva isontina, Fincantieri, «che non può continuare a sottrarsi – dichiara Casotto – a una gestione diversa e più rersponsabile del suo rapporto con il territorio». La Cgil, però, non punta a un nuovo protocollo fine a se stesso: «Se questo non porterà soluzioni concrete per migliorare la legalità e la trasparenza nel sistema degli appalti – spiega ancora il segretario – non intendiamo prestarci per offrire a Fincantieri una foglia di fico con cui coprire le sue mancanze. Di accordi senza seguito ne ho già visti purtroppo alla Fiom, e mi riferisco in particolare a quello sul rilancio della Detroit, rimasto lettera morta. Chiamiamo quindi sia la Regione, per il suo ruolo istituzionale, sia il Governo, in quanto azionista di maggioranza di Fincantieri, a svolgere un ruolo attivo per riportare il gruppo cantieristico a una gestione più trasparente e responsabile dei suoi rapporti con i lavoratori, il sindacato e le comunità locali».
«Una fiducia – commenta il neosegretario – che rappresenta la miglior partenza ed è testimonianza di una piena continuità d’intenti con il segretario uscente, cui vanno tutti i miei ringraziamenti e la mia stima». Le difficoltà però non mancano, e sono quelle poste da una crisi tutt’altro che superata: «L’economia e l’occupazione non ripartono, a livello locale come su scala nazionale – dichiara Casotto -e le misure di questo Governo di sicuro non stanno dando una spinta. Il jobs act e la riforma dell’articolo 18 erano stati spacciati come uno strumento per attrarre investimenti esteri, ma fin qui sono state soltanto un fattore di ulteriore precarizzazione del mercato del lavoro. Si spiega anche così, con l’incapacità di mettere in campo politiche in grado di fonteggiare e superare la crisi, l’allontanamento dei cittadini dalla politica, testimoniata una volta di più, sul nostro territorio, dai minimi storici di affluenza alle elezioni amministrative».
E’ proprio sui problemi del territorio che la Cgil, oltre 15mila iscritti in provincia tra attivi e pensionati, intende rafforzare la sua azione di tutela dentro e fuori dalle fabbriche. «Quella che stiamo attraversando è una stragione cruciale dal punto di vista sindacale e sociale. In provincia abbiamo una disoccupazione che sfiora il 9%, probabilmente sottostimata, ma anche una precarietà in continua espansione e più della metà dei lavoratori dipendenti attivi con i salari fermi, perché il loro contratto nazionale è scaduto».
Di fronte a questa crisi, la Cgil crede poco alla riproposizione di strumenti di stampo localistico e protezionistico come la zona franca: «Mi sembrano soluzioni anacronistiche – dichiara Casotto – e destinate ad avere breve durata. A Gorizia come a tutto il paese servono cure vere, cioè politiche industriali degne di questo nome, non palliativi dei quali oltretutto nessuno riesce a ipotizzare le eventuali ricadute occupazionali».
Tra le priorità del nuovo segretario anche un’azione forte nei confronti della principale realtà produttiva isontina, Fincantieri, «che non può continuare a sottrarsi – dichiara Casotto – a una gestione diversa e più rersponsabile del suo rapporto con il territorio». La Cgil, però, non punta a un nuovo protocollo fine a se stesso: «Se questo non porterà soluzioni concrete per migliorare la legalità e la trasparenza nel sistema degli appalti – spiega ancora il segretario – non intendiamo prestarci per offrire a Fincantieri una foglia di fico con cui coprire le sue mancanze. Di accordi senza seguito ne ho già visti purtroppo alla Fiom, e mi riferisco in particolare a quello sul rilancio della Detroit, rimasto lettera morta. Chiamiamo quindi sia la Regione, per il suo ruolo istituzionale, sia il Governo, in quanto azionista di maggioranza di Fincantieri, a svolgere un ruolo attivo per riportare il gruppo cantieristico a una gestione più trasparente e responsabile dei suoi rapporti con i lavoratori, il sindacato e le comunità locali».