Donne e politica, anacronistica la proposta di legge elettorale regionale
«La proposta di legge elettorale regionale che prevede la cancellazione della garanzia di genere è una forma di misoginia politica fuori dal tempo». Questa la dura presa di posizione delle segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil contro la riforma Pedicini, che comincia da domani l’iter in Commissione. «La modifica dell’art.51 della Costituzione votata dal Parlamento nel 2003 – scrivono in una nota Giuliana Pigozzo (Cgil), Iris Morassi (Cisl) e Luisa Fazzini (Uil) costituiva un importante punto di partenza per risolvere il problema della scandalosa sottorappresentanza delle donne dalle istituzioni legislative e per favorire il riequilibrio della rappresentanza di genere in tutte le istituzioni della Repubblica. Evidentemente in questa regione la lettura della Costituzione si è fermata prima».
L’eccesso di presenza maschile nelle istituzioni, secondo i sindacati, si riflette sulle scelte politiche, che si rivelano «distanti dalle donne e dalle loro esigenze, in particolare per l’assenza di provvedimenti legislativi capaci di favorire una reale condivisione del lavoro familiare tra uomini e donne». La piena ed effettiva partecipazione delle donne alla politica attiva, quindi, «non è un’opzione ma un obbligo, né è la difesa di una minoranza, se non altro perché le donne rappresentano più della metà della popolazione».