Ennesima proposta di riduzione del servizio postale in regione
Giunge da Roma l’indicazione che Poste Italiane intende avviare entro luglio con le organizzazioni sindacali una trattativa tesa alla chiusura, a livello regionale, di altri 21 uffici postali e a un’ulteriore razionalizzazione degli orari in altri 25 uffici.
Non abbiamo ancora il progetto in dettaglio, ma temiamo che, come in precedenza, si intenda agire nel rispetto delle norme che disciplinano il servizio minimo, ma che non tengono conto della morfologia territoriale. La legge impone infatti di assicurare almeno un ufficio postale nel 96% dei comuni, con una possibilità di accesso all’ufficio postale entro la distanza massima di 3 km dal luogo di residenza per il 75% della popolazione, di 5 km per il 92% e di 6 km per il 97,5%. Il nostro territorio, in particolare quello disagiato, presenta comuni che si allargano su frazioni anche distanti, prive o con scarsi mezzi di collegamento con le sedi comunali.
Si prosegue quindi in una progressiva riduzione del servizio postale, sostenendo che esistono tanti uffici improduttivi. Questo in una regione che ha appena visto ben 18 chiusure e 25 riduzioni orarie, decise da Poste italiane in modo unilaterale e contro il parere di molti sindaci.
Contemporaneamente l’azienda intende procedere con un ulteriore taglio di zone sul recapito, una riorganizzazione della logistica che porterebbe sul territorio nazionale a un esubero di circa 10.000 lavoratori. Il tutto mentre i lavoratori espulsi da Poste Italiane negli ultimi anni, concordando un incentivo individuale, si sono visti cambiare bruscamente i criteri per il pensionamento: fanno cioè parte della triste schiera degli esodati a cui Poste Italiane non intende per ora dare risposte, mentre il Governo, minimizzando il fenomeno, si rifiuta di stanziare le risorse necessarie o di studiare forme alternative di sostegno al reddito.
Emanuela Bizi, segreteria regionale Slc Cgil Fvg