Fantoni, venerdì lo sciopero. Chiesta la solidarietà dei sindaci
«Non si registrano passi in avanti né sugli esuberi né sugli altri due fronti di trattativa, relativi all’orario e all’integrativo aziendale. Dopo cinque incontri, l’azienda insiste su un atteggiamento di chiusura pressoché totale, che allontana qualsiasi ipotesi di accordo». È quanto dichiarano le segreterie di categoria di Cgil, Cisl e Uil in vista dello sciopero dell’intera giornata proclamato per venerdì 10 dicembre alla Fantoni di Osoppo, per dire no ai 120 esuberi e alle altre richieste della proprietà, che punta anche a una ridiscussione della turnistica e degli aspetti salariali dell’integrativo aziendale.
In concomitanza con lo sciopero, dalle 10 alle 12 di venerdì, i sindacati terranno un presidio all’ingresso dello stabilimento, al quale sono stati invitati i sindaci del comprensorio e i rappresentanti di tutti i partiti politici. «Questo – spiegano Villiam Pezzetta (Fillea-Cgil), Bruno Minutti (Flca-Cisl) e Mauro Franzolini (Feneal-Uil) – per chiedere la solidarietà delle istituzioni di fronte a un’emergenza occupazionale che rischia di avere effetti gravissimi per un territorio già duramente colpito dalla crisi».
Sullo stato del confronto con l’azienda, che riprenderà mercoledì 15 dicembre, i sindacati registrano «timide aperture» solo sul possibile ricorso agli ammortizzatori sociali. Progressi giudicati «del tutto insufficienti» da Cgil, Cisl e Uil, che dicono no ai licenziamenti e pongono come condizione per un accordo «un confronto a 360 gradi sul piano industriale».
In concomitanza con lo sciopero, dalle 10 alle 12 di venerdì, i sindacati terranno un presidio all’ingresso dello stabilimento, al quale sono stati invitati i sindaci del comprensorio e i rappresentanti di tutti i partiti politici. «Questo – spiegano Villiam Pezzetta (Fillea-Cgil), Bruno Minutti (Flca-Cisl) e Mauro Franzolini (Feneal-Uil) – per chiedere la solidarietà delle istituzioni di fronte a un’emergenza occupazionale che rischia di avere effetti gravissimi per un territorio già duramente colpito dalla crisi».
Sullo stato del confronto con l’azienda, che riprenderà mercoledì 15 dicembre, i sindacati registrano «timide aperture» solo sul possibile ricorso agli ammortizzatori sociali. Progressi giudicati «del tutto insufficienti» da Cgil, Cisl e Uil, che dicono no ai licenziamenti e pongono come condizione per un accordo «un confronto a 360 gradi sul piano industriale».