Fincantieri, destano indignazione le parole di Bono
Le parole di Bono a proposito dell’assenteismo e degli infortuni in Fincantieri destano indignazione. L’amministratore delegato del gruppo navale sembra studiare per rappresentare una versione più arrogante e sguaiata di Marchionne. Attribuire unicamente al lavoratore infortunato – con una sentenza preliminare che intende surrogare l’inchiesta della magistratura – le responsabilità dell’incidente e assimilare gli incidenti sul lavoro all’assenteismo, costituisce una concezione aberrante e rappresenta la peggiore dimostrazione di una mentalità padronale che si sta diffondendo: il lavoratore è considerato un mero ingranaggio della produzione, fino a disprezzarne il rischio della vita e il rapporto di lavoro diviene una mera questione commerciale, senza alcuna attenzione per la persona.
Piena sintonia dunque dell’amministratore delegato di Fincantieri con quanto sostenuto da Tremonti quando ha affermato che la 626 è un lusso che il Paese oggi non si può permettere. La catena di infortuni sul lavoro di questi giorni – di cui uno mortale – dimostra invece quello a cui pochi pensano: c’è una tragica correlazione tra l’intensificazione dei ritmi di lavoro, la riduzione delle pause, la criminalizzazione della malattia, l’incremento dell’uso degli straordinari e l’aumento degli incidenti. Perciò, per favore, Bono taccia se non altro per rispetto dei morti.