Fincantieri, un piano che desta allarme anche in regione
«Allarme e sconcerto» per le cifre del piano Fincantieri. A esprimerli è il segretario generale della Cgil Fvg Franco Belci, profondamente preoccupato per l’impatto della ristrutturazione annunciata dal gruppo, sia a livello nazionale che su scala regionale. «Premesso che la chiusura di due cantieri storici come Castellamare e Sestri – dichiara – rappresenta in ogni caso un colpo a un settore strategico come la cantieristica e un segnale di debolezza, c’è forte preoccupazione anche per le ripercussioni sul personale della sede di Trieste e sul cantiere di Monfalcone: in particolare sull’indotto, dove sono a rischio centinaia di posti di lavoro e il futuro di decine di aziende. Aziende che rappresentano una ricchezza per il territorio».
Belci, in attesa dell’incontro convocato dal ministro Romani, giudica tardivo l’intervento del Governo e denuncia, oltre all’inerzia dell’esecutivo, anche l’atteggiamento dei vertici di Fincantieri. «L’entità dei tagli che sono stati annunciati – dichiara – dimostra quanto fossero strumentali i ripetuti appelli all’incremento della produttività lanciati dall’amministratore delegato del gruppo navale. Non solo strumentali, ma anche vuoti, visto che a quegli appelli, sempre lanciati a mezzo stampa, non ha fatto seguito alcun tipo di confronto col sindacato. Evidentemente il principale obiettivo era quello di preparare il terreno a un piano da lacrime e sangue, scaricando sui lavoratori tutto il peso della crisi. Una crisi che non può avere solo la via d’uscita indicata dal management di Fincantieri, che ha gravi responsabilità per non aver incalzato il Governo sul più volte annunciato piano delle commesse pubbliche. L’auspicio è che la nostra amministrazione regionale non segua l’esempio dell’esecutivo e sappia esprimere una voce forte per la difesa di una realtà fondamentale non solo per l’area isontina e giuliana, ma per tutto il Friuli Venezia Giulia».
Belci, in attesa dell’incontro convocato dal ministro Romani, giudica tardivo l’intervento del Governo e denuncia, oltre all’inerzia dell’esecutivo, anche l’atteggiamento dei vertici di Fincantieri. «L’entità dei tagli che sono stati annunciati – dichiara – dimostra quanto fossero strumentali i ripetuti appelli all’incremento della produttività lanciati dall’amministratore delegato del gruppo navale. Non solo strumentali, ma anche vuoti, visto che a quegli appelli, sempre lanciati a mezzo stampa, non ha fatto seguito alcun tipo di confronto col sindacato. Evidentemente il principale obiettivo era quello di preparare il terreno a un piano da lacrime e sangue, scaricando sui lavoratori tutto il peso della crisi. Una crisi che non può avere solo la via d’uscita indicata dal management di Fincantieri, che ha gravi responsabilità per non aver incalzato il Governo sul più volte annunciato piano delle commesse pubbliche. L’auspicio è che la nostra amministrazione regionale non segua l’esempio dell’esecutivo e sappia esprimere una voce forte per la difesa di una realtà fondamentale non solo per l’area isontina e giuliana, ma per tutto il Friuli Venezia Giulia».