Fvg, per rilanciare il lavoro non basta tagliare l’Irap
«Di positivo c’è l’impegno iniziale al dialogo con le categorie economiche, un impegno che ci aspettiamo trovi immediatamente seguito. Ci convince molto meno, invece, un approccio ai temi dello sviluppo e del rilancio dell’occupazione che sembra sbilanciato sul versante del sostegno all’impresa, in particolare attraverso il taglio dell’Irap». Questo il primo commento di Villiam Pezzetta, segretario generale della Cgil Fvg, dopo il discorso programmatico del neogovernatore Massimiliano Fedriga.
«A fianco di molti passaggi condivisibili, se non altro sul piano degli obiettivi generali, ci sono diversi punti che ci vedono scettici», dichiara Pezzetta. «Su tutti – spiega – il ritorno a una separazione tra ospedali e territorio nell’assetto del servizio sanitario regionale, che a nostro avviso non è la soluzione per correggere le criticità nell’applicazione della riforma del 2014, e l’annuncio di una revisione del reddito di sostegno che sembra preludere a una profonda modifica, se non a uno smantellamento, della misura attualmente in essere, e che con 14mila beneficiari sta dando un’importante risposta come argine alla crescita della povertà e del disagio sociale. Quanto al lavoro, oltre a un rilancio dell’occupazione giovanile e delle opportunità di reinserimento per i disoccupati, sono necessari anche interventi finalizzati a un miglioramento qualitativo del mercato del lavoro, attraverso la lotta alla precarietà, il potenziamento della sicurezza e la qualificazione del sistema degli appalti».
Sul versante degli enti locali, il segretario della Cgil rimanda a un «necessario tavolo specifico con la Giunta» la questione Uti, limitandosi per ora a definire «scontata» le scelte di cancellare l’obbligatorietà dell’adesione alle Uti e delle relative penalizzazioni economiche. Negativo, infine, il giudizio sugli orientamenti programmatici espressi in materia di immigrazione: «Contrariamente a Fedriga – queste le parole di Pezzetta – crediamo che il miglioramento e il potenziamento del sistema di accoglienza diffusa sia l’unica risposta concreta e credibile che si possa dare a livello di amministrazione regionale e di territorio, non soltanto sotto il profilo umanitario e logistico, ma anche sotto quello della sicurezza».