Gdo, i perché del doppio sciopero di novembre e dicembre

Il presidente nazionale di Federdistribuzione Giovanni Cobolli Gigli ha torto quando, con un attacco
personale, accusa la segretaria regionale della Filcams-Cgil, ma implicitamente anche Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, visto che la vertenza è condotta unitariamente, di ostilità ideologica. Le due giornate di sciopero della grande distribuzione proclamate per il 7 novembre e il 19 dicembre costituiscono, al contrario, la risposta ad una vertenza che dura da
due anni, da quando cioè Federdistribuzione ha deciso di uscire da Confcommercio dando disdetta del contratto, senza
proporre soluzioni accettabili per le lavoratrici e i lavoratori del settore.
Per noi parlano i fatti. Federdistribuzione non solo non
ha tenuto conto della piattaforma unitaria presentata dal sindacato, ma si è da
subito dichiarata indisponibile a erogare aumenti contrattuali se non dal 2016,
senza copertura per il 2014 e 2015,
in cambio di un presunto aumento della produttività. Ma la produttività si
aumenta con proposte positive, con piani di impresa, con innovazione
nell’organizzazione del lavoro e non certo provocando un grave arretramento
economico per le lavoratrici e i lavoratori, tagliando scatti di anzianità,
permessi, passaggi di livello, introducendo maggiore flessibilità degli orari a
costo zero e a senso unico, in un settore dove le lavoratrici sono la
maggioranza, sospendendo l’ incidenza della 13ma e 14ma mensilità sul
trattamento di fine rapporto. Siccome la matematica non è un’ opinione, sostenere che
ci sarà un abbassamento salariale non è perciò diffamazione, ma costituisce la
ragione di merito dello sciopero unitario dichiarato dalle categorie nazionali.
Ad aggravare la situazione e a deteriorare le condizioni di lavoro si aggiungono
le continue disdette dei contratti
integrativi aziendali da parte delle aziende della grande distribuzione organizzata. Non doveva essere la contrattazione integrativa la soluzione per aumentare
la produttività? Invece abbiamo visto le procedure di licenziamento, le
richieste di flessibilità in un settore che ha saputo rispondere alla crisi solo
ostinandosi a tenere sempre aperto 365 giorni all’anno, a volte anche 24 ore al giorno,
e moltiplicando gli insediamenti contrariamente ad ogni logica: questa
strategia sta dimostrando il suo fallimento, che non può essere scaricato
sui lavoratori.
Del resto, a dimostrazione che le posizioni del sindacato
non sono velleitarie ed ideologiche, nel luglio scorso è stato sottoscritto con
Confcommercio il contratto nazionale di settore. E quest’ultima organizzazione rappresenta
oltretutto il piccolo e medio commercio che dalla crisi è stato duramente
colpito e lo è stato ancor di più per la politica delle liberalizzazioni
fortemente voluta dalla Gdo.
Il presidente di Federdistribuzione
non si nasconda perciò dietro attacchi personali o accuse risibili: le lavoratrici
e i lavoratori del settore hanno capito benissimo che l’unica strategia, comune
peraltro a Confindustria, è abbassare il loro salario e chiedere maggiore
flessibilità, cioè disponibilità al lavoro h 24 a costo zero con turni di lavoro improponibili. Ci auguriamo che
questa diffusa consapevolezza si trasformi anche in mobilitazione e adesione
allo sciopero del 7 novembre e del 19
dicembre.

Franco Belci, segretario generale Cgil Fvg

Susanna Pellegrini, segretaria generale Filcams Cgil Fvg