Graduatorie Ater, discriminatorie e sbagliate le modifiche introdotte dal Consiglio

Le segreterie regionali dei sindacati inquilini Sunia, Sicet e Uniat esprimono il proprio netto dissenso sulle modifiche che l’attuale maggioranza consiliare, rafforzata dall’astensione del M5S, ha apportato alla legge regionale n1/2016 “sulle politiche abitative e sul riordino delle Ater. Tali modifiche comporteranno l’esclusione di centinaia di nuclei familiari, sia italiani che stranieri, dalla possibilità di partecipare ai bandi per l’assegnazione di un alloggio di edilizia sovvenzionata. 
Si è deciso infatti di innalzare il numero minimo di anni di residenza in Friuli Venezia Giulia per partecipare a un bando Ater: un requisito che, se applicato alle persone presenti nelle attuali graduatorie delle cinque Ater, comporterebbe l’esclusione non solo di moltissime famiglie straniere, ma anche di oltre 300 famiglie italiane.
S’impone inoltre a tutti quelli che richiedono un alloggio, a eccezione di chi è in possesso di qualifica di rifugiato o di persona bisognosa di protezione internazionale, la presentazione di una documentazione che attesti che nessuno dei componenti del nucleo familiare è proprietario di alloggi nel paese di origine o di provenienza. Se per il cittadino italiano è sufficiente un’autocertificazione, per gli stranieri extra Ue la stessa richiesta rischia di essere una corsa a ostacoli insormontabili, poiché in alcuni stati non europei non esiste nemmeno un ordinamento giuridico che regoli le proprietà abitative.
Sunia, Sicet e Uniat ritengono veramente gravi le modifiche eseguite su questa normativa che, pur con alcune lacune, aveva trovato un giusto equilibrio nel prevedere l’accesso alla casa pubblica a chi ne ha diritto, soddisfacendo i requisiti richiesti, indipendentemente dalla provenienza. Assistere nel 2018, a ottanta anni della promulgazione delle leggi razziali, a scelte caratterizzate da un particolare accanimento nei confronti degli stranieri è veramente preoccupante, poiché, come allora, si rischia di individuare tra questi i “colpevoli di tutti i nostri mali”, creando una guerra tra poveri che stanno solo cercando di trovare una soluzione a uno dei diritti primari, quello della casa.
Gli attuali amministratori regionali dovrebbero piuttosto impegnarsi a recuperare le risorse utili per aumentare il patrimonio di case pubbliche, attraverso una programmazione pluriennale di edilizia sovvenzionata. Tale scelta è perseguita in numerosi Paesi europei che non cercano soluzioni elettoralistiche, ma affrontano il problema alla radice mettendo a disposizione alloggi pubblici a canoni socialmente sostenibili.
Sunia, Sicet e Uniat ritengono indispensabile un approfondimento di analisi sull’effettiva portata di queste scellerate modifiche, coinvolgendo anche altri soggetti con i quali valutare possibili azioni comuni per contrastare queste politiche, che sicuramente non giovano a favorire l’inclusione sociale e abitativa.
Per Sunia, Sicet, Uniat Fvg
Renato Kneipp, Giorgio Gortani, Fabio Nemaz