Green Pass obbligatorio e tamponi, intervenire sulle criticità
Come riusciranno le farmacie a gestire una domanda di tamponi
destinata a quintuplicarsi, a partire dal 15 ottobre, rispetto ai
volumi attuali? E come sarà possibile, per i lavoratori, conciliare
i tamponi con gli orari lavorativi? A porre questi interrogativi, in
vista della scadenza ormai imminente del 15 ottobre, è la Cgil del
Friuli Venezia Giulia, con la segretaria confederale Rossana Giacaz,
la responsabile della Funzione pubblica Orietta Olivo in
rappresentanza dei dipendenti delle farmacie comunali e con Francesco
Buonopane (Filcams), a nome del personale delle farmacie private.
destinata a quintuplicarsi, a partire dal 15 ottobre, rispetto ai
volumi attuali? E come sarà possibile, per i lavoratori, conciliare
i tamponi con gli orari lavorativi? A porre questi interrogativi, in
vista della scadenza ormai imminente del 15 ottobre, è la Cgil del
Friuli Venezia Giulia, con la segretaria confederale Rossana Giacaz,
la responsabile della Funzione pubblica Orietta Olivo in
rappresentanza dei dipendenti delle farmacie comunali e con Francesco
Buonopane (Filcams), a nome del personale delle farmacie private.
Partendo da una
stima che indica nel 20%, su un totale di circa 410mila dipendenti
pubblici e privati, la percentuale di non vaccinati, la Cgil stima
una domanda supplementare di circa 80mila tamponi ogni due giorni,
pari a una media quotidiana di 40mila tamponi, in gran parte
aggiuntivi rispetto agli attuali 9-10mila tamponi giornalieri. «Per
le circa 190 farmacie attive oggi in regione – spiega la Cgil –
si tratterà di gestire una media di 200-250 test ciascuna, con i
relativi tempi necessari per la gestione delle prenotazioni,
l’accoglienza, l’esecuzione del test, l’inserimento dei
risultati, il pagamento e la gestione di eventuali esenzioni e
rimborsi. Ci aspettiamo pertanto che le farmacie a gestione pubblica,
quelle comunali, attingano alle graduatorie valide per rafforzare con
nuove assunzioni ad hoc di farmacisti le proprie dotazioni organiche
e confermare il proprio ruolo di presidio sanitario territoriale. E
un’analoga esigenza di rafforzamento del personale va posta anche
alle farmacie private e alla loro associazione di rappresentanza».
stima che indica nel 20%, su un totale di circa 410mila dipendenti
pubblici e privati, la percentuale di non vaccinati, la Cgil stima
una domanda supplementare di circa 80mila tamponi ogni due giorni,
pari a una media quotidiana di 40mila tamponi, in gran parte
aggiuntivi rispetto agli attuali 9-10mila tamponi giornalieri. «Per
le circa 190 farmacie attive oggi in regione – spiega la Cgil –
si tratterà di gestire una media di 200-250 test ciascuna, con i
relativi tempi necessari per la gestione delle prenotazioni,
l’accoglienza, l’esecuzione del test, l’inserimento dei
risultati, il pagamento e la gestione di eventuali esenzioni e
rimborsi. Ci aspettiamo pertanto che le farmacie a gestione pubblica,
quelle comunali, attingano alle graduatorie valide per rafforzare con
nuove assunzioni ad hoc di farmacisti le proprie dotazioni organiche
e confermare il proprio ruolo di presidio sanitario territoriale. E
un’analoga esigenza di rafforzamento del personale va posta anche
alle farmacie private e alla loro associazione di rappresentanza».
Gli altri aspetti da
gestire riguardano la necessità di una gestione più elastica degli
orari di lavoro, compatibile con l’obbligatorietà e la frequenza
dei test, e il costo di questi ultimi, che comporterà, in assenza di
correttivi, un onere di oltre duecento euro mensili per ciascun
lavoratore. «Pur rinnovando il nostro appello a vaccinarsi –
concludono Giacaz, Olivo e Buonopane – riteniamo inaccettabile che
l’assenza di scelte più stringenti del Governo e del parlamento in
materia di obbligatorietà dei vaccini vada a scaricarsi in questo
modo sui lavoratori e sul sistema delle imprese». Da qui la
richiesta di «soluzioni che possano contribuire, attraverso
ulteriori accordi tra organizzazioni datoriali, parti sociali,
farmacie e l’auspicabile concorso della Regione, a rendere più
facilmente fruibili i test, contribuendo ad allentare divisioni e
tensioni che rischiano di deflagrare dentro e fuori dai posti di
lavoro».
gestire riguardano la necessità di una gestione più elastica degli
orari di lavoro, compatibile con l’obbligatorietà e la frequenza
dei test, e il costo di questi ultimi, che comporterà, in assenza di
correttivi, un onere di oltre duecento euro mensili per ciascun
lavoratore. «Pur rinnovando il nostro appello a vaccinarsi –
concludono Giacaz, Olivo e Buonopane – riteniamo inaccettabile che
l’assenza di scelte più stringenti del Governo e del parlamento in
materia di obbligatorietà dei vaccini vada a scaricarsi in questo
modo sui lavoratori e sul sistema delle imprese». Da qui la
richiesta di «soluzioni che possano contribuire, attraverso
ulteriori accordi tra organizzazioni datoriali, parti sociali,
farmacie e l’auspicabile concorso della Regione, a rendere più
facilmente fruibili i test, contribuendo ad allentare divisioni e
tensioni che rischiano di deflagrare dentro e fuori dai posti di
lavoro».