I comuni senza risorse per il sociale
Il secco decremento delle entrate regionali ha inevitabilmente portato, a catena, una proporzionale diminuzione dei trasferimenti ai comuni che ne limita la capacità di intervento su vari fronti, a partire da quello sociale che costituisce oggi una vera emergenza. E’ dunque assolutamente comprensibile che gli enti locali rivendichino maggiori risorse e chiedano di rivedere i termini del patto di stabilità.
Ci sono tuttavia altre strade che si potrebbero battere, la principale delle quali è quella del recupero dell’evasione fiscale. Secondo i dati dell’Agenzia delle entrate nel 2012 la percentuale del recupero nel Paese è stata del 10,21%, con un risultato di poco superiore ai 9 miliardi. Il tax gap, ovvero la differenza tra quanto i contribuenti avrebbero dovuto versare e quanto hanno effettivamente versato, ammonta invece a oltre 90 miliardi. Tale dato è calcolato dall’Agenzia sulla base di dati certi proprio per stabilire un realistico obiettivo di recupero anche sulla base delle risorse umane e strumentali a disposizione: in realtà i dati più recenti attestano che il livello di evasione si avvicina al doppio. Nello stesso anno la percentuale di recupero in Friuli Venezia Giulia è stata del 13,55%, per un obiettivo conseguito di 170 milioni, mentre il tax gap ammonta a 1,255 miliardi.
Sono risorse imponenti che potrebbero cambiare in modo radicale la disponibilità della finanza locale. Del resto già dal 2005, per sostenere e promuovere una collaborazione dei comuni alla lotta all’evasione, venne prevista, con il decreto legge 203, l’attribuzione, agli enti che avessero contribuito all’accertamento, del 30% degli importi recuperati, portato al 33% nel 2010, al 50% nel 2011 e al 100% per gli anni 2012, 2013, 2014 con il decreto legge 138/2011.
E’ chiaro che la norma andrebbe estesa a regime per far aumentare le disponibilità della finanza locale. In regione già nel 2008 è stato sottoscritto dall’Agenzia delle Entrate e dall’Anci un protocollo per sostenere e promuovere una collaborazione dei comuni alla lotta all’evasione. Nell’anno successivo tale prassi fu estesa dall’Agenzia a tutto il Paese, predisponendo strumenti di rilevazione e un piano formativo per il personale. L’iniziativa ha avuto successo in molte regioni. In Emilia Romagna hanno sottoscritto il protocollo 258 comuni (74%), in Toscana 149 (52%), in Liguria 45 (66%), in Sardegna e Molise tutti.
Nel corso degli anni l’Agenzia ha emanato vari provvedimenti riferiti all’attività di accertamento e alla strumentazione a disposizione dei comuni e lo scorso anno li ha dettagliati ulteriormente. In particolare gli enti locali possono accedere alle banche dati dell’Inps e dell’Agenzia delle Entrate attraverso la stipula di specifiche convenzioni di cooperazione informatica con quest’ultima. L’attività di accertamento avviene attraverso segnalazioni qualificate che possono essere inviate esclusivamente per via telematica utilizzando servizi specifici messi a disposizione nell’ambito della procedura informatica. I Comuni di piccole dimensioni possono a loro volta costituire strutture di servizio intermedie, che si assumono ogni responsabilità relativa al trattamento dei dati, alle quali affidare anche temporaneamente la gestione delle convenzioni di cooperazione informatica.
Nella nostra regione, a tutto il 2012, avevano aderito all’accordo soltanto i 4 capoluoghi e 4 comuni non capoluogo (il 4% del totale) e l’Agenzia ha nel frattempo curato la formazione per altri 94 enti locali. E’ evidente dunque che gli strumenti vanno estesi e resi operativi. In questa prospettiva dovrebbe essere la Regione ad assumere l’iniziativa coinvolgendo i comuni in un progetto a valenza regionale e sostenendoli concretamente, con il contributo di esperienze e competenze che non mancano all’interno dell’Ente, in un’operazione che non deve essere vissuta come vessatoria ma solidale soprattutto per quelle tante persone che oggi cercano aiuto nelle istituzioni.
Franco Belci, segretario generale Cgil Fvg