“I morti non sono numeri”. Coronavirus, l’appello dei sindacati pensionati
«Il
ritornello per fortuna muoiono solo i vecchi offende, umilia i tanti
anziani italiani e della nostra regione, dove più di un cittadino su 4
ha più di 65 anni e ben 100mila anziani superano gli 80, collocandosi in
quella fascia dove la mortalità del coronavirus, dati alla mano, sfiora
il 15%». E’ quanto scrivono i segretari regionali dei sindacati
pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil del Friuli Venezia Giulia,
rispettivamente Roberto Treu, Renato Pizzolitto e Magda Gruarin, in una
lettera aperta inviata questa mattina. Enfatizzando l’età e la salute
già precaria delle vittime del coronavirus, scrivono i tre sindacalisti,
«si tende a raffigurare anziani e malati non come persone tuttora
presenti tra di noi, parte della nostra comunità e delle proprie
famiglie, ma quasi come numeri», con il rischio che gli anziani vengano
percepiti «come persone dalla scarsa rilevanza sociale e condannati a
una situazione di abbandono».
ritornello per fortuna muoiono solo i vecchi offende, umilia i tanti
anziani italiani e della nostra regione, dove più di un cittadino su 4
ha più di 65 anni e ben 100mila anziani superano gli 80, collocandosi in
quella fascia dove la mortalità del coronavirus, dati alla mano, sfiora
il 15%». E’ quanto scrivono i segretari regionali dei sindacati
pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil del Friuli Venezia Giulia,
rispettivamente Roberto Treu, Renato Pizzolitto e Magda Gruarin, in una
lettera aperta inviata questa mattina. Enfatizzando l’età e la salute
già precaria delle vittime del coronavirus, scrivono i tre sindacalisti,
«si tende a raffigurare anziani e malati non come persone tuttora
presenti tra di noi, parte della nostra comunità e delle proprie
famiglie, ma quasi come numeri», con il rischio che gli anziani vengano
percepiti «come persone dalla scarsa rilevanza sociale e condannati a
una situazione di abbandono».
Oltre
a rimarcare e rivendicare il ruolo indispensabile che milioni di
anziani svolgono a sostegno delle proprie famiglie, «che senza l’aiuto
di un nonno non potrebbero conciliare lavoro e vita privata, crescere i
propri figli, specie in questi giorni difficili di chiusura delle scuole
e degli spazi di aggregazione», Treu, Pizzolitto e Gruarin lanciano
anche un allarme sulla situazione degli anziani non autosufficienti
assistiti a domicilio e nelle case di riposo. «Per loro, e per il
personale che li assiste, sono indispensabili nuove regole e nuove
procedure di assistenza e di cura, in aggiunta a quelle già definite a
livello governativo. Regole e procedure che non possono limitarsi al
mero divieto di visite dei parenti, dei volontari, alla sospensione degli eventi di gruppo e delle attività aggregative».
a rimarcare e rivendicare il ruolo indispensabile che milioni di
anziani svolgono a sostegno delle proprie famiglie, «che senza l’aiuto
di un nonno non potrebbero conciliare lavoro e vita privata, crescere i
propri figli, specie in questi giorni difficili di chiusura delle scuole
e degli spazi di aggregazione», Treu, Pizzolitto e Gruarin lanciano
anche un allarme sulla situazione degli anziani non autosufficienti
assistiti a domicilio e nelle case di riposo. «Per loro, e per il
personale che li assiste, sono indispensabili nuove regole e nuove
procedure di assistenza e di cura, in aggiunta a quelle già definite a
livello governativo. Regole e procedure che non possono limitarsi al
mero divieto di visite dei parenti, dei volontari, alla sospensione degli eventi di gruppo e delle attività aggregative».
Da qui la richiesta di «valutare tutte
quelle misure che possono aiutare «a preservare la socialità
minimizzando i rischi per la salute, prevedendo ad esempio attività per
gruppi più ristretti e in spazi più ampi, o attraverso un maggiore
ricorso alla tecnologia nelle comunicazioni, sulla falsariga di quanto
stanno facendo le scuole che si sono attrezzate per le lezioni a
distanza o le aziende che stanno ricorrendo al telelavoro».
Tutto questo, secondo Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, «può aiutare gli
anziani più fragili a superare con maggiore forza e dignità questo
difficile momento, consentendo inoltre di sperimentare soluzioni e
innovazioni utili anche quando l’emergenza potrà dirsi terminata».
quelle misure che possono aiutare «a preservare la socialità
minimizzando i rischi per la salute, prevedendo ad esempio attività per
gruppi più ristretti e in spazi più ampi, o attraverso un maggiore
ricorso alla tecnologia nelle comunicazioni, sulla falsariga di quanto
stanno facendo le scuole che si sono attrezzate per le lezioni a
distanza o le aziende che stanno ricorrendo al telelavoro».
Tutto questo, secondo Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, «può aiutare gli
anziani più fragili a superare con maggiore forza e dignità questo
difficile momento, consentendo inoltre di sperimentare soluzioni e
innovazioni utili anche quando l’emergenza potrà dirsi terminata».