Il Fvg si mobilita contro jobs act e finanziaria. Venerdì tre cortei
L’intera giornata di stop in tutti i settori, pubblici e privati, e tre manifestazioni territoriali: in piazza Verdi a Trieste, dove sfileranno anche i lavoratori della provincia di Gorizia, in piazzale Venerio a Udine e in piazza Municipio a Pordenone. Questo, in Friuli Venezia Giulia, il programma dello sciopero generale proclamato da Cgil e Uil per venerdì, per protestare contro la riforma del lavoro appena approvata dal Parlamento e contro l’impostazione della legge di stabilità presentata dal Governo.
IL PROGRAMMA. Tre quindi le manifestazioni, con concentramento dalle 9 in piazza Goldoni a Trieste, dalle 9.30 a Udine e a Pordenone, rispettivamente in piazzale Diacono e in largo San Giovanni. La partenza dei cortei è prevista per le 10, un’ora dopo i comizi conclusivi, con gli interventi finali di Gianni Rinaldini (Cgil nazionale, ex segretario generale Fiom) nel capoluogo regionale, Ferdinando Ceschia (Uil) a Udine e Giuliana Pigozzo (Cgil) a Pordenone.
LA CGIL. «Sul lavoro, così come sul fisco e
sulle pensioni, avevamo delle proposte che il premier non ha voluto
ascoltare», dichiara, sottolineando che «la riforma aumenterà il
precariato». Così il segretario generale della Cgil Fvg Franco Belci, che mette sotto accusa anche il meccanismo delle tutele crescenti,
«dal momento che la riforma punta da un lato ad aumentare gli sgravi
contributivi per le aziende, dall’altro a diminuire gli indennizzi per i
lavoratori assunti senza articolo 18, con risparmi potenziali sui
neoassunti di quasi 7mila euro l’anno». Ma più in generale, per la Cgil,
lo sciopero è una risposta all’impostazione di un Governo «che ha fatto
una scelta di campo tra lavoratori e industriali, secondo la logica che
in fabbrica deve comandare il padrone», dichiara Belci «E’ una logica –
conclude il segretario Cgil – che riporta il lavoro alla giungla dei
rapporti di forza. Lo sciopero, quindi, è anche una risposta al
tentativo di espellere dalle fabbriche democrazia e Costituzione».
LA UIL. Parte dalla riforma del lavoro anche il segretario della Uil Fvg Giacinto Menis. «Nel jobs act e nel disegno di legge finanziaria – dichiara – non c’è traccia di quel cambio di passo che servirebbe per uscire da sei anni di una crisi pesantissima, aggravata da politiche economiche sbagliate, che hanno puntato tutto sul rigore senza pensare alla crescita e alla ripresa». Il segretario generale della Uil Fvg Giacinto Menis spiega così le ragioni dello sciopero, ribadendo che per innescare la ripresa servono «misure espansive capaci di rilanciare gli investimenti, la domanda interna e di conseguenza l’occupazione». Insufficiente il bonus fiscale di 80 euro, negato tra l’altro ai pensionati, «perché ci sarebbe invece bisogno – prosegue Menis – di una riforma fiscale di cui ancora non si vede traccia nei provvedimenti del Governo». Durissimo, infine, il giudizio sul blocco dei contratti pubblici e sul jobs act, «che riduce le tutele non soltanto sul fronte del rapporto di lavoro, ma anche su quello degli ammortizzatori sociali».