Immigrati e welfare: un passo avanti, due indietro
Il compromesso raggiunto ieri in Giunta per il ddl sull’accesso al welfare rappresenta un passo avanti rispetto alle aberrazioni della legislazione a trazione leghista bocciata dalla Corte Costituzionale e dalla Ue, e uno indietro rispetto alla “bozza Molinaro”.
Infatti, pur di penalizzare (meno) gli immigrati, si penalizzano anche i cittadini italiani di altre regioni, chiedendo un requisito di due anni di residenza per tutti. Riteniamo che la soluzione più ragionevole sia invece quella di modulare l’intensità dei diritti da tutelare, togliendo qualsiasi barriera per l’esercizio di quelli fondamentali, relativi a salute, scuola e assistenza, e stabilendo un criterio, coerente con la normativa nazionale e con quella Ue, per quelli che invece possono essere ragionevolmente collegati ad un minimo di stabilità nella residenza.
Riteniamo infine aberrante e inutile l’estensione a 18 mesi della permanenza al Cie, stabilita dal Governo. Lungi dal favorire l’identificazione, che ovviamente è possibile solo nelle prima due-tre settimane, è volta a rendere insostenibile la condizione dei migranti e rischia di fare dei Centri veri e propri lager indegni di un Paese civile.
Franco Belci, segretario generale Cgil Fvg