Investimenti Danieli, ognuno faccia la sua parte
Il presidente della Danieli Giampiero Benedetti ha riproposto il tema delle condizioni necessarie per mantenere in regione i nuovi investimenti del gruppo. Finora non sono arrivate dalla politica risposte chiare. C’è anche ci ha teorizzato, con un ragionamento curioso, che potrebbe essere utile alla regione una delocalizzazione della Danieli.
Proviamo a dare noi qualche risposta più puntuale. Benedetti ha fatto riferimento alla flessibilità nell’organizzazione dei turni e ai costi dell’energia. Sono due problemi completamente diversi. Sul primo la Cgil è, come sempre, disponibile a ragionare all’interno di un quadro che contemperi la necessità di maggiore produttività con la salvaguardia della qualità del lavoro e della vita in fabbrica. Sul secondo tema, con ogni evidenza, non è sufficiente il confronto tra azienda e sindacato. Ci vuole un percorso più complesso e non episodico tra politica, imprenditoria, enti locali e sindacato.
Sarebbe logico affrontare questa questione all’interno di un piano energetico che continuiamo da tempo a chiedere alla Regione senza successo. Non si possono sommare in maniera disordinata e talvolta ideologica il raddoppio di Krsko, i due elettrodotti e il rigassificatore di Trieste. Si definisca almeno una scala di priorità rispetto alle esigenze delle aziende regionali, nella quale necessariamente va valutato il livello di fattibilità e avanzamento dei progetti.
Per la Cgil la compatibilità ambientale è un elemento fondamentale, ma lo sono altrettanto gli investimenti che sviluppano l’occupazione, soprattutto in tempi di crisi. Esistono normative specifiche che definiscono con precisione i livelli di inquinamento elettromagnetico con riferimento ai progetti di elettrodotto. Ne va garantito il rispetto. Va ottenuto l’impegno dei proponenti a risolvere le situazioni di maggior impatto paesaggistico, tenendo conto della qualità naturalistica del paesaggio, anche provvedendo con alcuni by pass. Ma a quel punto è necessario che anche la Danieli non parli più di “possibilità”, ma di “garanzia” di fare in Friuli gli investimenti in discussione.
Solo così, assumendo ognuno, fin dall’inizio, le proprie responsabilità in un quadro di chiarezza, potremmo chiedere alle comunità interessate un sacrificio ragionato in nome dell’interesse generale. Su queste basi, la Cgil è per aprire da subito un confronto.
Franco Belci, segretario generale Cgil Fvg